Caos / Mini-project #2 Una Sedia, Tante Sedie: un progetto per due mostre. Al Fat Art Gallery del Caos

 
Caos, esterno
(PTN) - TERNI - Mini-Project#2 “Una sedia, tante sedie…” è un piccolo progetto espositivo comprensivo di due personali curate da Chiara Ronchini per Indisciplinarte, allestite negli spazi del Fat Art Gallery del Caos. La prima, Please sit down, in programma fra il 19 febbraio e il 10 marzo 2011, ruota attorno alle fotografie di Claudio Bianconi. La seconda, Eclectic chairs, mette al centro le installazioni di Tamara Inzaina e sarà visitabile fra il 19 marzo e il 10 aprile. Entrambe le mostre hanno per protagoniste le sedie, intese non come semplici oggetti d'uso quotidiano ma come "esseri" dotati di un'anima, di proprie storie, di un vissuto tutto da scoprire. Nota del curatore Indipendentemente da cosa guardiamo, a volte, siamo rapiti da un’irrefrenabile attrazione che ci costringe ad osservare con attenzione l’oggetto comune, fino a trasformarlo da un semplice e quotidiano oggetto d'uso ad un oggetto pensante, sensibile e perfino autonomo; così, l'oggetto viene reinventato, modificato o copiato, in ogni caso decontestualizzato ed inserito nell’emisfero Arte. L'oggetto in questione riesce a compiere questo grande eppur impercettibile passo solo quando riesce ad acquisire una propria anima. È l’anima che fa la differenza, è l’anima che cambia la vita delle cose. In questa occasione, ad avere un’anima sono le sedie. La sedia è con noi da sempre, sedersi è l'esatto contrario dello stare eretti, inestinguibile e complementare; è una necessità, una scelta, un obbligo, un piacere, un dovere o una condanna. La sedie hanno molti significati, forme e funzioni; sono infinite nel loro essere sedie e nei loro usi, sono oggetti ma, come noi, raccontano storie: se la passano bene e se la passano male, hanno vita breve o lunga, interessante o noiosa, sono niente come tanti o uniche come tutti. Osservare il mondo delle sedie, percepire la loro anima, cercare di ascoltare le loro storie, potrebbe esserci utile. È l’arte che torna a stare dalla nostra parte, l’arte che racconta come stanno le cose, invitandoci a riflettere su quello che spesso ci soffermiamo ad osservare anche senza un perché. Questo doppio appuntamento ci permette di vedere fuori dall’ordinario partendo da quello che c’è più di ordinario nella nostra vita. Due artisti diversi per sesso, generazione, storia e pensiero, ma che con unica sensibilità si sono soffermati sullo stesso oggetto. Please sit down Di Claudio Bianconi Dal 19 febbraio al 10 marzo 2011. Vernissage 19 febbraio, ore 18.30 Claudio Bianconi ha visto l’anima delle sedie. Ha ascoltato il loro lento e silenzioso respiro lasciandosi guidare istintivamente nell’universo tangibile delle cose. Con l'obiettivo della sua macchina fotografica ha immortalato tutto ciò che lo ha colpito, osservando stupito quegli oggetti che bisbigliavano in lontananza, distratto da questa bellezza ha impressionato gli sguardi migliori, gli incontri più suggestivi, con l’unico intento di dare vita a queste sedie apparentemente comuni, lasciandole essere protagoniste della loro vita e per una volta della nostra. Lo scatto fotografico diventa un atto poetico che ritrae delicatamente questi soggetti/oggetti che si fanno pensanti e sensibili nonostante la loro altra natura. La delicatezza nel riprenderli quasi in punta di piedi per non farsi accorgere è la particolarità di Claudio che sembra fotografarli di nascosto, riuscendo a coglierli nei loro più intimi momenti. È una mostra da guardare in silenzio, da ascoltare, perché parla piano. Per favore, sedetevi e godetevi lo spettacolo. Claudio Bianconi Per Claudio Bianconi, giornalista del Corriere dell’Umbria, avere uno sguardo attento sulla realtà quotidiana non è solo un caposaldo della sua professione ma una costante della sua vita. Sin da ragazzo, coltiva la curiosità nell’osservare tutto ciò che lo circonda e la passione per la fotografia, poi messa da parte per dedicarsi al giornalismo. Con il tempo, si fa di nuovo strada la voglia di riprendere la macchina fotografica, di reinventarsi con il passaggio dall’analogico al digitale, per poi fissare in immagini tutto quello attira la sua attenzione. Da qui nasce la voglia di mostrare i suoi scatti, tenuti nascosti per tanti anni. (fonte ufficio stampa Caos)
 

 
Pubblicato il 17/02/2011

 

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