Province / Polli ricorda la figura di Rutilio Robusti, primo presidente della Provincia post fascista

 
palazzo bazzani nuova del 7 febbraio
(PTN/MC) - L’intitolazione della sala della Giunta a Rutilio Robusti (10/ 5/ 1893 – 03/ 12/ 1979) non è casuale, ma nasce dall’intento di rendere omaggio alla memoria di un uomo che fu amministratore in un momento cruciale della storia del nostro Paese e, in particolare, della nostra provincia, che è bene ricordarlo, fu istituita 85 anni fa, nel 1927, e che oggi rischia di finire in modo inglorioso, ingiusto e gravemente penalizzante per il territorio e per l’Umbria. Socialista, perseguitato durante il fascismo, Robusti a ventisette anni fu vicesindaco di Narni, nel biennio 1920-1922, e, all’indomani della Liberazione, venne acclamato sindaco. Nel 1952 Robusti divenne il primo presidente della Provincia di Terni democraticamente eletto. Ricoprì questo incarico per due consigliature, fino al 1960, quando gli subentrò Fabio Fiorelli. Fu eletto per la sua affidabilità, la storia personale, la competenza. Con lui, la Provincia prese forma sotto il profilo politico-amministrativo concretizzando il proprio ruolo di ente territoriale intermedio. Gli otto anni del suo mandato amministrativo furono importanti per delineare gli ambiti che caratterizzeranno la politica dell’ente. Diverse furono le questioni che dovette affrontare: dalla ricostruzione alla crisi economica delle città e del territorio, dalla riorganizzazione del sistema sanitario alla rete viaria, dall’istruzione all’assistenza, alla definizione di un vero e proprio progetto politico-programmatico per il territorio provinciale. L’insediamento del nuovo Consiglio provinciale avvenne il 12 luglio 1952, in un periodo di grave crisi. Duemila nuovi licenziamenti alle acciaierie, dopo i 1800 del 1948, cui si aggiunsero quelli della Bosco e dello iutificio Centurini. La Provincia istituì una commissione per affrontare la difficilissima situazione prendendo provvedimenti a difesa dell’economia provinciale. La crisi coinvolgerà altri settori produttivi come l’agricoltura. Anche in questo caso la Provincia intervenne, svolgendo una funzione di primaria importanza nell’elaborazione di un piano regionale di sviluppo dell’agricoltura. Ancora. È sotto l’amministrazione Robusti che il turismo cominciò ad essere considerato come strategico per il decollo dell’economia locale. Nel 1955 nasce il consorzio per la valorizzazione turistica della Cascate delle Marmore e del lago di Piediluco. Dal turismo alla sanità. Quattro anni più tardi, e precisamente nel 1959, viene inaugurato, su impulso dell’assessore Fiorelli, il Centro provinciale di sanità all’interno di un piano che prevedeva iniziative organiche di prevenzione sanitaria e sociale, medicina del lavoro e dello sport, consultori prematrimoniali, indagini di massa per tubercolosi e cardiopatie, corsi di formazione professionale nonché, fiore all’occhiello, un aggiornatissimo Servizio di igiene mentale. Questi sono alcuni degli indirizzi lasciati da Robusti come presidente della Provincia. Quei solchi sono stati seguiti e sviluppati da chi, nel corso degli anni, gli è succeduto conferendo alla Provincia quella centralità e quel ruolo nell’amministrazione del territorio che oggi si vorrebbe cancellare. È inutile e strumentale pensare di risolvere i problemi del territorio caricando ancora di funzioni i Comuni, anche nelle forme associate, così come è del tutto illusorio pensare di risolverli oberando la Regione di altre competenze gestionali. Ne conseguirebbero burocratizzazione, accentramento nel capoluogo di regione, drastico ridimensionamento di Terni, impoverimento della democrazia e della partecipazione, con l’allontanamento dei cittadini dalle decisioni. Un sistema istituzionale squilibrato e non funzionale. La riforma della Pubblica amministrazione a livello endoregionale andrebbe, al contrario, colta come un’occasione per ridisegnare un sistema istituzionale regionale efficiente, competitivo, meno costoso e tale da costituire un elemento di supporto allo sviluppo della regione. Dovrebbe essere anche l’occasione per migliorare i rapporti con lo Stato centrale attraverso la razionalizzazione degli uffici periferici e un più completo decentramento dello Stato. In Umbria tutto questo è possibile con due Province, consistenti e rappresentative. L’idea di un’unica Provincia, ipotesi del tutto strampalata, è da rigettare. Ci riporterebbe, in un mondo del tutto cambiato, al periodo dell’unità d’Italia e, comunque, a prima del 1927. Questi sono gli obiettivi fondamentali dei prossimi mesi. Diversamente, non solo Terni e la sua provincia finirebbero drasticamente ridimensionate, ma l’intera Umbria vedrebbe compromessa la prospettiva di sviluppo e, alla lunga, la sua stessa sopravvivenza. Ricordare Robusti non significa, quindi, ricordare soltanto un passato glorioso e ricco di valori. Significa soprattutto andare alle radici del nostro impegno e della nostra storia, riscoprendo un patrimonio importante per il futuro. Un futuro che non può essere il prodotto di decisioni sconclusionate e squilibrate, giustificate dall’intento del risparmio. Con queste misure si rischia una riforma sballata, senza ottenere alcun risparmio, ma solo la cancellazione di strumenti istituzionali democraticamente eletti che nessuno dovrebbe mettere in discussione e di cui, nell’odierna ridefinizione dell’assetto istituzionale nazionale, non si dovrebbe fare a meno.
 

 
Pubblicato il 12/07/2012

 

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