Sociale / "La consulta degli immigrati: se Terni scivola ad est", di Massimo d'Antonio (Udc)

 
d'antonio nuova
(PTN) - TERNI - Nel dibattito che si sta svolgendo in Comune, a Terni, sull'imminente elezione di una ennesima consulta per l'immigrazione vorrei esprimere il mio punto di vista, oltre che politico professionale, di chi negli ultimi 10 anni ha osservato, documentato e raccontato il fenomeno dell'immigrazione in questa città. La consulta rappresenta uno strumento ormai vecchio. Esso ha un senso nelle prime fasi del fenomeno migratorio, quando si devono considerare gruppi omogenei di minoranze per soddisfare la fame di aspettative "per i diritti primari". Quindi si pone attenzione maggiormente alla lingua, alla religione, alla medesima provenienza, senza considerare gli individui singolarmente con le loro qualità, ma accomunandoli, semplificando con stereotipi generali. Qui entrano in gioco quelli che per noi sono diritti consolidati mentre per altri sogni da raggiungere. Ma oggi, a quasi 10 anni, dalle grandi ondate migratorie che hanno interessato questa città, ha ancora senso parlare di questo? In questo momento di gravissima crisi economica, produttiva ma anche morale e di prospettive future che vive Terni, ha senso parlare di minoranze? Io credo di no: il bisogno più forte per questa città è nel promuovere una cultura di cittadinanza, fatta di diritti primari ma anche e soprattutto di doveri. Doveri. Che sono il rispetto della civile convivenza, della capacità relazionale e di integrazione che ha fatto di Terni una città moderna. E il dovere della conoscenza della nostra costituzione. Ci devono interessare i nuovi cittadini italiani. L'immigrazione ternana è costituta soprattutto da immigrati provenienti dall'est europa che, tranne rare eccezioni, posseggono un livello culturale e professionale medio basso, impiegati soprattutto nell'edilizia, nelle manutenzioni, nelle collaborazioni domestiche e nell'assistenza agli anziani. Oggi la crisi e l'incapacità di reazione collettiva ad immaginare nuovi scenari sembra far scivolare questa stessa città ad est, con una sorta di sciatteria e di rassegnazione, con in più inquietanti fenomeni di delinquenza giornaliera, sconosciuti al tessuto sociale ternano. Per questo bisogna domandarsi se oggi, in questa fase difficilissima, i cittadini ternani avvertano maggiormente l'esigenza di una nuova consulta degli immigrati per conoscere la cultura, il punto di vista, il folklore e le tradizioni dei rumeni, piuttosto che delle popolazioni andine o africane, anziché ritenere più opportuno investire quelle risorse per un potenziamento delle attività didattiche, formative e pedagogiche che insegnino agli immigrati di seconda generazione, ma anche ai nostri figli, che essere italiani, ternani è un insieme di valori civili e di relazioni di rispetto umano agli antipodi rispetto allo spacciare droghe, usare violenza per dirimere questioni, rapinare anziani, danneggiare, ridurre donne in schiavitù per sfruttarle nel mercato della prostituzione o utilizzare il bene comune che è la sanità pubblica in maniera impropria o furbescamente. ecco: questo credo che sia il punto. E obbliga tutti noi, che consideriamo l'immigrazione una risorsa, a prevenire con intelligenza ascoltando i segnali di sofferenza dei nostri cittadini per evitare pericolose derive xenofobe collegate sempre ai momenti in cui la crisi economica e la disperazione colpisce in maniera più dura una comunità. Rivedere e qualificare le politiche di integrazione per rafforzare chi, immigrato, faticosamente ma con onestà, sta percorrendo il cammino per una piena cittadinanza, scoraggiando chi sempre più disinvoltamente cerca facili scorciatoie sulle spalle di tutta la città.
 

 
Pubblicato il 20/04/2013

 

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