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Nelle volte di alcune sale di questo palazzo, come in parecchi altri di Amelia, esistevano, sino a qualche tempo addietro, pitture a tempera, in gran parte fantastiche, con qualche rappresentazione topografica ed istorica, della scuola degli Zuccari…
Così scriveva nel 1931 l’erudito Angelo Di Tommaso a proposito degli affreschi e delle decorazioni nelle stanze di Palazzo Petrignani in Amelia che, con questo catalogo, sveliamo e presentiamo per la prima volta analiticamente. Entrare in questi locali significa aprire una finestra su un casato e un territorio in cui, a causa della vicinanza geografica a Roma, si riflettono inevitabilmente tensioni e influenze economiche, politiche,culturali.
Fabio Bettoni, docente di Storia economica nella Facoltà di Scienze Politiche all’Università degli Studi di Perugia, nel suo ampio e documentato contributo mette puntualmente in luce rapporti e interessi tra la potente aristocrazia romana e un patriziato che già da molto tempo prima del periodo a cavallo tra i secoli XVI e XVII condizionava la vita amerina. Suolo, sangue, terra, quest’ultima intesa nella dimensione patrimoniale-privatistica, si combinarono – sostiene Bettoni - con le armi, la toga, l’ermellino. Ne derivò una nobiltà dai tratti peculiari e convergente, appunto, verso la massima sede del potere politico, Roma.
Maria Bergamini, dal canto suo, si sofferma dettagliatamente sulle pitture murali rinvenendo echi di quanto in quegli anni (i lavori per edificare il palazzo cominciarono nel 1571) si stava affermando, con la tradizione fiamminga, in ambito europeo.
Dalle raffigurazioni allegoriche dei segni zodiacali alle riproduzioni paesaggistiche, dalle grottesche agli abbellimenti si evidenzia, sia pur con differenti soluzioni dovute alle diverse fasi costruttive della residenza, un’arte di stile manieristico, di scuola. Lo studio si conclude con un’interessante ricerca delle attribuzioni dei dipinti.