Parte quarta
di Renato Covino
Tali elementi emergono con evidenza nel secondo dopoguerra. Terni, tra le città del centro Italia, è quella dove più intenso è stato il movimento di resistenza. Una Resistenza fortemente segnata dalla presenza operaia, caratterizzata dai segni di quella cultura d’opposizione cui prima si accennava. L’attenzione all’organizzazione dei lavoratori in tale quadro diviene una delle prime preoccupazioni per le forze politiche della rinata democrazia. Già il 13 giugno 1944, data della Liberazione di Terni, un manifesto firmato da PCI, PSIUP, PRI e DC, invita i cittadini a iscriversi alla ricostituita Camera del Lavoro, di cui viene nominato segretario provvisorio Vincenzo Inches. Si ricostituiscono anche le federazioni di categoria. Verrà chiamato a dirigere la FIOM il comunista Faliero Corvo. Il primo obiettivo che si pone è impedire il ridimensionamento delle Acciaierie proposto dai vertici dell’IRI. La minaccia viene sventata. D’altro canto la Società Terni, impresa polisettoriale, è troppo preziosa per la fase della ricostruzione materiale dell’intero paese. Presidente della Società diverrà Tito Oro Nobili, socialista ternano, già sindaco della città e segretario nazionale del PSI nel 1922. Oro Nobili si impegnerà per salvaguardare l’occupazione e promuoverà quell’esperienza irrepetibile che saranno i Consigli di gestione in cui i lavoratori venivano chiamati a compartecipare alla direzione delle imprese: nel consiglio di amministrazione della Società Terni verrà chiamato il comunista Giuseppe Bolli. L’idea che si afferma è quella di costruire forme di controllo e di partecipazione alla vita dell’impresa, senza toccare il modello polisettoriale affermatosi tra le due guerre. Tale illusione dura poco. Prima la rottura nel 1947 tra le sinistre e gli altri partiti del CLN, poi la svolta liberista e la sconfitta dei partiti operai nelle elezioni del 1948, infine l’attentato a Togliatti e la scissione del sindacato, muteranno il clima del paese. D’altro canto la conclusione della fase della ricostruzione renderà insopportabile alla Società Terni il peso degli occupati. Oro Nobili cercherà di impedire i licenziamenti: non vi riuscirà e si dimetterà il 7 ottobre 1948.
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