Intervento del presidente Feliciano Polli in occasione del saluto a mons. Vincenzo Paglia – Terni, sala del Consiglio comunale, venerdì 21 settembre 2012

 

Questa sala, le presenze, la platea partecipe e commossa, segna degnamente dodici anni destinati a restare nella memoria di ognuno di noi, della città, della Diocesi, della comunità regionale.
Sin dal primo momento, abbiamo apprezzato la capacità di mons. Paglia di cogliere le necessità, non solo spirituali, della comunità di indicare obiettivi e soluzioni. Sin dal primo giorno del suo magistero, mons. Paglia è stato punto di riferimento di comunità e istituzioni. Al centro, il bene comune, non sempre scontato. L’incoraggiamento e la critica a istituzioni e partiti, con qualche mal di pancia soprattutto per le omelie pronunciate in occasione della ricorrenza del patrono di Terni, San Valentino, è stata fortemente di stimolo, di spinta a volare alto, a guardare al mondo.
Nei momenti difficili (polo chimico, ricerca, università, lavoro) che abbiamo attraversato, Mons. Paglia è stato a fianco della comunità dando concretamente, efficacemente, il suo contributo ad affrontare i problemi, intervenendo nei luoghi giusti e interloquendo con le persone giuste. Il suo è stato un grande, generoso, valore aggiunto per il nostro territorio, con risultati concreti e rilevanti, con un impegno forte nel sociale (coesione sociale, immigrati, fondo di solidarietà della Conferenza episcopale umbra, mensa della Caritas).
Unità e solidarietà sono state al centro della sua azione, del suo incontro con le istituzioni. In questa direzione va considerato il convegno, organizzato nel giugno del 2008, “Una responsabilità comune per il futuro della città”.
Significativo è stato anche il suo apporto in ambito culturale e artistico, fornendo uno slancio all’intera comunità.
Non intendo fare un  bilancio. Non spetta a me farlo, e comunque sarebbe impossibile, visto l’intensissimo impegno quotidiano. Lo farà sicuramente chi analizzerà la storia di questo periodo che è stato sì molto difficile, ma anche straordinario per la città e la comunità diocesana.
Non capita sovente un vescovo così vicino e impegnato concretamente per il bene della comunità. Da domani sarà più lontano, chiamato in Vaticano a ricoprire un importante, impegnativo, ministero. Sono, però, convinto che la sua vicinanza non verrà meno e che continuerà a rappresentare un sicuro punto di riferimento per tutti noi e per la nostra comunità.
Per quanto ha fatto in questi lunghi anni e per il futuro, gli saremo sempre vicini e particolarmente, sentitamente, grati.
E’ stato chiamato ad un nuovo servizio, ad occuparsi della famiglia. Un compito molto importante in un mondo che cambia così profondamente.
Gli siamo e saremo vicini. A lui giunga il nostro abbraccio insieme a un augurio forte e affettuoso. Grazie, don Vincenzo. 
 

Intervento del presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli agli stati generali delle autonomie – Foligno, lunedì 17 settembre 2012

 

Il 16 luglio, a Terni, il direttivo regionale dell’Upi, facendo seguito a precedenti pronunciamenti dei Consigli provinciali di Perugia e Terni, ha ribadito la necessità che in Umbria si confermi un assetto istituzionale imperniato sulle due Province di Perugia e Terni.
Si eviterebbe così “l’anomalia di un territorio provinciale che coincide con quello regionale, con la sovrapposizione di ruoli e compiti operativi”. Al centro la forte preoccupazione per la nascita in Umbria di un sistema istituzionale squilibrato, confuso, conflittuale, a rischio di effetti destabilizzanti. La drastica riduzione dei livelli di rappresentanza territoriale (pensiamo al sistema elettorale, ai 16 consiglieri provinciali di una Provincia unica) finirebbe per aggravare il quadro, contraddicendo sul terreno più delicato e sensibile, quello democratico, la possibilità delle città, dei territori e dei pluralismi, di essere protagonisti.
All’o.d.g. non c’è la soppressione delle Province, ma la possibilità di mantenere due Province.
L’art. 17 del D. L. 95 del 2012, infatti,  con il “riordino”, conferma le Province come enti costitutivi sulla Repubblica, insieme ai Comuni, alle città metropolitane, alle Regioni e allo Stato.
Le funzioni amministrative delle nuove Province, funzioni di “area vasta”, sono sia quelle individuate direttamente dalla legge statale (pianificazione territoriale, tutela e valorizzazione dell’ambiente, servizi di trasporto, strade provinciali e relativa circolazione stradale, programmazione della rete scolastica ed edilizia scolastica per la scuola di secondo grado) sia quelle che, nelle materie di competenza legislativa regionale (concorrenti e residuali), le Regioni hanno allocato o intendono allocare in base all’art. 118 della costituzione, a partire dalle politiche per l’impiego, alla formazione professionale.
Con un’unica Provincia queste competenze potrebbero essere messe in discussione perché non costituirebbero un decentramento. Rischieremmo, anche per questa via, e non solo per essa, di avere un ulteriore accentramento a livello regionale, con città e territori svuotati di compiti, funzioni e competenze. Avremmo accentramento e burocratizzazione, piuttosto che policentrismo virtuoso al servizio di un’articolazione dell’Umbria più moderna e dinamica, dove il ruolo della città capoluogo di regione verrebbe esaltato, non sacrificato.
Un sistema istituzionale per essere armonico ed efficiente, con le Province impegnate nei compiti di area vasta, ha bisogno di una nuova centralità-unità della Regione e di una centralità e coesione plurale dei Comuni.
Per tornare protagonisti, i Comuni devono poter uscire dalla tenaglia finanziaria che ne ferisce profondamente il ruolo democratico, indebolendo l’unico livello istituzionale in grado di garantire un rapporto solido tra governanti e governati.
Il nuovo regionalismo richiede che la riforma endoregionale, avviata in parti fondamentali, penso alla sanità, sia fondata su basi diverse da quelle  dei primi quarant’anni di regionalismo e fatta prevalentemente di pubblica amministrazione, politiche pubbliche, riparto di fondi comunitari.
Per questo occorre una nuova centralità di Regione e Comuni. E un nuovo patto istituzionale dei territori, così come occorre un più ampio e sistematico rapporto di confronto e collaborazione con le Regioni limitrofe. Le tante fondamentali questioni all’odg vanno ben oltre la vicenda della Provincia di Terni. Costituiscono nel loro insieme un’occasione forse irripetibile per progettare un’Umbria più moderna e dinamica e per il suo rilancio. Un progetto così in così poco tempo può sembrare troppo ambizioso, ma se non ci proviamo adesso, avviandolo, quando lo facciamo? Quando sarà troppo tardi?
L’alternativa non sarà qualche piccola scossa di assestamento, ma potrebbe essere un terremoto con esiti imprevedibili o, forse, addirittura l’inizio della disarticolazione e del declino.
Per questo ci dobbiamo provare, ci dobbiamo provare tutti insieme. Non fare nulla, lasciare le cose al loro destino, non è un’alternativa.
Né la Regione, né i Comuni, né i partiti politici e neppure le classi dirigenti potrebbero giustificare, a posteriori, l’inerzia di oggi con il non avere compreso la dimensione del problema o, più semplicemente, con il dire che erano contro le Province.
In gioco c’è l’Umbria, la sua autonomia e la consolidata esperienza unitaria, le città, i territori, i cittadini umbri, tutti i cittadini umbri. Un gioco grande, difficile, che non si presta a piccoli calcoli di convenienza o al quieto vivere.
Su questi temi, anche per la generale consapevolezza della ristrettezza dei tempi, soprattutto ai fini della partecipazione, il dibattito è stato avviato, il Cal si è dimostrato un prezioso luogo di approfondimento e di elaborazione.
Al Cal sono giunti importanti contributi dall’Anci, dall’Upi e dalla stessa Regione.
Il più importante risultato è costituito da questi “stati generali delle autonomie”, appuntamento rilevantissimo e di forte significato in una situazione straordinaria, e dal documento proposto al dibattito, frutto di un serio e intenso lavoro.
L’assise odierna può o deve costituire un momento essenziale di allargamento del dibattito sulla riforma istituzionale all’intera comunità regionale.
Abbiamo recisamente rifiutato, tutti, la tentazione di una discussione per file interne, ristretta alle rappresentanze politiche e istituzionali.
L’esito di questo percorso non potrà che essere caratterizzato da una larga partecipazione e da un’ampia condivisione. Operazioni come queste, che intervengono su assetti consolidati, non possono che condursi così. Un modo adeguato e responsabile di affrontare un passaggio delicato della storia della nostra Regione. L’augurio che faccio, concludendo, è che l’esito di questa assemblea possa aiutare ciascuno ad affrontare un cammino difficile, molto difficile, ma senza alternative vere e credibili.
 

Saluto del presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, al 45° incontro nazionale di studi delle Acli - “Cattolici per il bene comune. Dall’irrilevanza al nuovo protagonismo” (Orvieto, 14-15 settembre 2012).

 

Questo incontro mi offre l’occasione di salutare voi, impegnati qui ad Orvieto in importanti giornate di studi, e di sviluppare alcune brevi riflessioni sulla situazione del Paese e del nostro territorio e, insieme, sulle drammatiche vicende di questi giorni, come quella dell’Alcoa, legate al lavoro. Le Acli, e molte parti dell’associazionismo di ispirazione cattolica, sono fortemente e storicamente impegnate sul terreno del lavoro e possono svolgere un ruolo decisivo, da protagoniste, nella costruzione di proposte di riforma, indispensabili per accompagnare le politiche di solo rigore del governo e dell’Europa.
Al centro della politica ci sono oggi l’economia, il mercato, la finanza, lo spread, ma non è accettabile ed è, anzi, preoccupante che temi altrettanto rilevanti come quelli dello sviluppo e del lavoro, della giustizia sociale, della solidarietà, risultino residuali.
Dobbiamo uscire rapidamente da questa sorta di pensiero unico, coniugando rigore e speranza, economia e solidarietà, mercato e lavoro, richiamandoci anche alle grandi encicliche sociali e, in particolare, all’ultima, “Caritas in veritate”.
Dobbiamo individuare la via per affrontare concretamente la complessità del mondo, con le nuove, grandi, difficoltà che presenta, senza perdere di vista i più deboli, che sono sempre più deboli e numerosi.
Nel mondo che vogliamo – e lo dico da credente - dobbiamo coltivare la speranza, che è motore di cambiamento e l’etica, che deve assumere una centralità nella trasformazione sociale, divenendo essa stessa volano dello sviluppo economico: lo sarà ancora di più se accompagnata dalla spinta ad agire per il bene comune e dalla lotta alla corruzione che ancora, nel nostro paese, non trova risposte puntuali.
Tematiche da dibattere nei convegni, ma che devono essere tradotte in scelte politiche concrete e incisive. Le Acli, i cattolici, possono, con la proposta, l’iniziativa e un forte rinnovato impegno,  contribuire in modo originale ed efficace a ridare slancio alla democrazia, restituendo alla politica spessore, dignità e capacità di guidare i grandi processi di trasformazione.
Innanzitutto, al cittadino dev’essere restituito il senso della partecipazione alla “cosa pubblica”, a partire da una riforma elettorale che lo renda protagonista. Occorre, poi, porre al centro la questione sociale e il lavoro, per chi l’ha perso e, soprattutto, per i giovani che rischiano di non conoscerlo. Serve un nuovo welfare che tenga conto dei cambiamenti, dei gravi squilibri sociali, della mutata composizione della società, caratterizzata dalla crescente presenza di anziani, di immigrati e dei loro figli, cui dobbiamo riconoscere la cittadinanza. Tutto questo in un quadro profondamente mutato e caratterizzato da una drastica riduzione delle risorse a disposizione che impone politiche innovative e mirate. Le autonomie, mortificate e spesso ridotte al ruolo di esattore in un sistema che deve diventare più razionale ed efficiente. Devono tornare a svolgere funzioni fondamentali nel territorio, nel rapporto con i cittadini e con le imprese. L’Umbria sotto la spinta della spending review, che prevede l’eliminazione della Provincia di Terni, con un’unica Provincia rischia di avere un sistema istituzionale squilibrato e destabilizzato. La consapevolezza delle conseguenze e l’esigenza di guardare al futuro, con un sistema istituzionale e una pubblica amministrazione più efficiente e meno costosa, ci hanno indotto a definire un progetto per un nuovo regionalismo al servizio di un’Umbria più moderna, competitiva e solidale. Una scelta ambiziosa, difficile, che stiamo affrontando in queste settimane con grande consapevolezza e impegno, nella convinzione che questo è un compito cui gruppi dirigenti responsabili, che vogliono essere all’altezza della complessità dei problemi, non si possono sottrarre. Augurandovi buon lavoro, voglio ribadire quanto sia  fondamentale, per il perseguimento degli obiettivi di riforma, puntare sullo sviluppo, di cui il nostro Paese ha grande urgenza e necessità, sugli investimenti, sulla produttività, sulla formazione, sulla cultura, sulla ricerca e sull’innovazione. Tematiche da troppo tempo sottovalutate e oggi particolarmente sacrificate, per gravi carenze di risorse, anche a livello di territori.
Il compito che, cattolici e laici, sono chiamati a svolgere è chiaro. Occorre una nuova grande capacità di proposta e un’azione politica conseguente, fatta di scelte precise, soluzioni incisive e rapide. Incontri come il vostro, piuttosto rari in questi periodi, sono importanti perché costringono tutti a riflettere e possono introdurre idee e stimoli di cui c’è grande necessità.
 

E.On. Presidente Feliciano Polli, sindaco e sindacati: prioritario tutelare i posti di lavoro

 

Convocato dal presidente Feliciano Polli e dal sindaco di Terni Leopoldo di Girolamo, si è svolto giovedì 23 agosto in Provincia un incontro con i sindacati confederali e di categoria e con i rappresentanti di E.On sulle problematiche relative alla presenza dell’azienda sul territorio e sulle conseguenti ricadute occupazionali nel territorio.
Sindacati e istituzioni hanno fortemente stigmatizzato comportamenti e dichiarazioni di alcuni dirigenti del Gruppo che hanno determinato grave preoccupazione tra i lavoratori. E.On, dal suo canto, ha riconfermato l’importanza degli impianti idroelettrici di Terni ricordando di aver portato a termine un investimento di circa 200 milioni di euro per il rifacimento della quasi totalità del parco idroelettrico e sottolineando di aver mantenuto il livello degli organici del nucleo operativo e incrementato quello degli staff.
Nell’ambito del progetto generale di riorganizzazione denominato E.On 2.0, rivolto a tutte le strutture operative e di staff della società e quindi non esclusivamente alla sede di Terni, l’azienda ha precisato di non aver programmato alcuna misura straordinaria come la chiusura, appena decisa, per la sede di Verona.
L’azienda, con l’obiettivo di assicurare un’applicazione socialmente responsabile del progetto E.On 2.0, verificherà la possibilità di bilanciare la distribuzione delle attività tra le diverse sedi in Italia, impegnandosi ad aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali di Terni sui cui risultati le parti riferiranno con periodicità semestrale alla Provincia ed al Comune di Terni. I sindacati, da parte loro, hanno richiesto che nel tavolo convocato il prossimo 7 settembre sia posto come prioritario il destino dei lavoratori precari ternani. D’intesa con il presidente della Provincia e con il sindaco di Terni, è stato ribadito l’impegno a proseguire gli interventi, già intrapresi, di miglioramento ambientale e ad individuare iniziative nell’ambito della ricerca e nel settore dell’efficienza energetica.
 

Basell, Polli e Di Girolamo: "Soddisfazione per l'accordo per l'acquisizione delle aree"

 

Con l’accordo siglato tra i soggetti (Regione  Umbria, Terni Research, Novamont e Cosp) interessati all’acquisto delle aree della Basell, che fa seguito a quello della settimana scorsa tra Edison, Asm e TerniEnergia per l’ottimizzazione e il potenziamento dei servizi di  fornitura energetica e delle utilities all’interno del polo chimico “ex Montedison”,  si conclude positivamente il complesso degli  impegni  che le Istituzioni umbre e ternane e le aziende interessate si erano assunti  riguardo alla proposta di acquisizione delle aree e alla reindustrializzazione del sito Basell del polo chimico ternano.”
E’ quanto sottolineano con soddisfazione  in una dichiarazione congiunta il presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli e il sindaco  di Terni Leopoldo Di Girolamo, i quali auspicano “che la multinazionale americana-olandese risponda positivamente in tempi brevi alla proposta unitaria di acquisizione delle aree, in modo tale da dare  il via rapidamente al percorso di  reindustrializzazione e di nuovo sviluppo per il quale -  in sinergia tra soggetti pubblici ed aziende private – si è lavorato concretamente e proficuamente, e per la conclusione del quale  deve continuare il costante e determinato impegno da parte di tutti. Da parte nostra, con la stessa intensità che ci ha consentito di cogliere questi primi  importanti risultati, continueremo a seguire con estrema attenzione una vicenda che è decisiva per le prospettive di sviluppo dell’economia ternana ed umbra”.
 

Intervento del presidente Feliciano Polli in occasione dell’intitolazione a Rutilio Robusti. Terni, Palazzo Bazzani, 12 luglio 2012

 

L’intitolazione della sala della Giunta a Rutilio Robusti (10/ 5/ 1893 – 03/ 12/ 1979) non è casuale, ma nasce dall’intento di rendere omaggio alla memoria di un uomo che fu amministratore in un momento cruciale della storia del nostro Paese e, in particolare, della nostra provincia, che è bene ricordarlo, fu istituita 85 anni fa, nel 1927, e che oggi rischia di finire in modo inglorioso, ingiusto e gravemente penalizzante per il territorio e per l’Umbria.
Socialista, perseguitato durante il fascismo, Robusti a ventisette anni fu vicesindaco di Narni, nel biennio 1920-1922, e, all’indomani della Liberazione, venne acclamato sindaco.
Nel 1952 Robusti divenne il primo presidente della Provincia di Terni democraticamente eletto. Ricoprì questo incarico per due consigliature, fino al 1960, quando gli subentrò Fabio Fiorelli.
Fu eletto per la sua affidabilità, la storia personale, la competenza. Con lui, la Provincia prese forma sotto il profilo politico-amministrativo concretizzando il proprio ruolo di ente territoriale intermedio. Gli otto anni del suo mandato amministrativo furono importanti per delineare gli ambiti che caratterizzeranno la politica dell’ente.
Diverse furono le questioni che dovette affrontare: dalla ricostruzione alla crisi economica delle città e del territorio, dalla riorganizzazione del sistema sanitario alla rete viaria, dall’istruzione all’assistenza, alla definizione di un vero e proprio progetto politico-programmatico per il territorio provinciale.
L’insediamento del nuovo Consiglio provinciale avvenne il 12 luglio 1952, in un periodo di grave crisi. Duemila nuovi licenziamenti alle acciaierie, dopo i 1800 del 1948, cui si aggiunsero quelli della Bosco e dello iutificio Centurini. La Provincia istituì una commissione per affrontare la difficilissima situazione prendendo provvedimenti a difesa dell’economia provinciale. La crisi coinvolgerà altri settori produttivi come l’agricoltura. Anche in questo caso la Provincia intervenne, svolgendo una funzione di primaria importanza nell’elaborazione di un piano regionale di sviluppo dell’agricoltura.
Ancora. È sotto l’amministrazione Robusti che il turismo cominciò ad essere considerato come strategico per il decollo dell’economia locale.
Nel 1955 nasce il consorzio per la valorizzazione turistica della Cascate delle Marmore e del lago di Piediluco.
Dal turismo alla sanità. Quattro anni più tardi, e precisamente nel 1959, viene inaugurato, su impulso dell’assessore Fiorelli, il Centro provinciale di sanità all’interno di un piano che prevedeva iniziative organiche di prevenzione sanitaria e sociale, medicina del lavoro e dello sport, consultori prematrimoniali, indagini di massa per tubercolosi e cardiopatie, corsi di formazione professionale nonché, fiore all’occhiello, un aggiornatissimo Servizio di igiene mentale. 
Questi sono alcuni degli indirizzi lasciati da Robusti come presidente della Provincia. Quei solchi sono stati seguiti e sviluppati da chi, nel corso degli anni, gli è succeduto conferendo alla Provincia quella centralità e quel ruolo nell’amministrazione del territorio che oggi si vorrebbe cancellare. È inutile e strumentale pensare di risolvere i problemi del territorio caricando ancora di funzioni i Comuni, anche nelle forme associate, così come è del tutto illusorio pensare di risolverli oberando la Regione di altre competenze gestionali. Ne conseguirebbero burocratizzazione, accentramento nel capoluogo di regione, drastico ridimensionamento di Terni, impoverimento della democrazia e della partecipazione, con l’allontanamento dei cittadini dalle decisioni. Un sistema istituzionale squilibrato e non funzionale. La riforma della Pubblica amministrazione a livello endoregionale andrebbe, al contrario, colta come un’occasione per ridisegnare un sistema istituzionale regionale efficiente, competitivo, meno costoso e tale da costituire un elemento di supporto allo sviluppo della regione. Dovrebbe essere anche l’occasione per migliorare i rapporti con lo Stato centrale attraverso la razionalizzazione degli uffici periferici e un più completo decentramento dello Stato. In Umbria tutto questo è possibile con due Province, consistenti e rappresentative. L’idea di un’unica Provincia, ipotesi del tutto strampalata, è da rigettare. Ci riporterebbe, in un mondo del tutto cambiato, al periodo dell’unità d’Italia e, comunque, a prima del 1927.
Questi sono gli obiettivi fondamentali dei prossimi mesi. Diversamente, non solo Terni e la sua provincia finirebbero drasticamente ridimensionate, ma l’intera Umbria vedrebbe compromessa la prospettiva di sviluppo e, alla lunga, la sua stessa sopravvivenza.
Ricordare Robusti non significa, quindi, ricordare soltanto un  passato glorioso e ricco di valori. Significa soprattutto andare alle radici del nostro impegno e della nostra storia, riscoprendo un patrimonio importante per il futuro. Un futuro che non può essere il prodotto di decisioni sconclusionate e squilibrate, giustificate dall’intento del risparmio. Con queste misure si rischia una riforma sballata, senza ottenere alcun risparmio, ma solo la cancellazione di strumenti istituzionali democraticamente eletti che nessuno dovrebbe mettere in discussione e di cui, nell’odierna ridefinizione dell’assetto istituzionale nazionale, non si dovrebbe fare a meno.
   
 

Il presidente Polli: "Cancellare la Provincia di Terni penalizzerebbe l'intera regione"

 

"La Provincia di Terni si è caratterizzata in questi anni per aver costruito un dialogo e un rapporto con tutti i soggetti del territorio regionale e provinciale, dalla Regione ai Comuni, dalle categorie economiche e sociali alle scuole, fino alle Province limitrofe, in un sistema di relazioni istituzionali volte a realizzare progetti di sviluppo e politiche innovative". Lo ha affermato il presidente Feliciano Polli, in merito ai provvedimenti presentati dal governo Monti. "La Provincia - ha detto il presidente - non si è mai rinchiusa in un micro feudo ad uso e consumo dei suoi rappresentanti, ma ha messo in campo idee e progetti per lo sviluppo e la crescita, attuando una politica rigorosa per contenere i costi, migliorare l’efficienza e qualificare i servizi. Il blocco del turn over è stato applicato da questa amministrazione sin dal primo giorno del mio insediamento insieme ad un’attenzione costante e puntuale alla spesa e ai conti. Ciò di cui ha bisogno oggi il paese è un sistema istituzionale meno costoso, più efficiente e che sappia coordinare meglio i rapporti tra Comuni, Regioni, Province, uffici periferici dello stato, agenzie ed enti statali, semplificando e riducendo la spesa complessiva ed eliminando eventuali doppioni. Condivido pertanto in pieno l’impostazione dell’Upi nazionale sulla riforma delle Province per dare vita ad enti più grandi e più moderni, nell’ottica dell’area vasta, e che siano più efficienti e meno costosi. Se sarà questo il contenuto del decreto del governo Monti, che attendiamo di vedere, allora significherà che si è invertita la rotta e si è scelta finalmente la strada della serietà. In Umbria dobbiamo cogliere questa importante occasione per ridisegnare la struttura istituzionale della nostra regione. Tagliare semplicemente la Provincia di Terni - ha concluso Polli -  senza mettere mano ad una riforma vera e necessaria equivarrebbe a creare un sistema instabile e sbilanciato. Si perderebbe l’opportunità di dare vita ad una regione più moderna, più equilibrata dal punto di vista istituzionale, più efficiente e meno costosa".

 

Il saluto del presidente Feliciano Polli a mons. Benedetto Tuzia in occasione del suo insediamento a vescovo di Orvieto-Todi

 

Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, ha rivolto questo saluto a mons. Benedetto Tuzia in occasione del suo insediamento a vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi: "La nomina di Mons. Benedetto Tuzia a Vescovo della Diocesi di Orvieto – Todi è un evento particolarmente significativo non soltanto per i cattolici, ma per l’intera comunità. Sarà certamente un interprete sensibile e attento, pronto a recepire le istanze della gente e, ne siamo convinti, porterà un contributo importante alle questioni sociali, culturali e anche economiche del territorio. Non è un caso che, nel Suo messaggio alla Diocesi, abbia espressamente rivolto un pensiero alle famiglie, ai giovani, ai bambini, agli anziani, ai malati, a quanti vivono situazioni di povertà o disagio. Grande valore ha la sincera e leale disponibilità, da Lui manifestata, a collaborare per il bene comune, terreno privilegiato di incontro con le istituzioni. La Sua azione pastorale risulterà preziosa in un momento difficile e complesso come quello che stiamo attraversando. Attivo a Roma dal 1970 con vari e prestigiosi incarichi, ottenuti appena un anno dopo la Sua ordinazione sacerdotale, cappellano di Benedetto XVI fin dal 1993, Mons. Tuzia è stato, tra l’altro, impegnato nella preparazione del Giubileo del 2000. La Sua esperienza pastorale, maturata in eventi di grande rilievo, il Suo magistero saranno particolarmente importanti in occasione del Giubileo eucaristico concesso da Benedetto XVI in occasione del 750° anniversario del miracolo di Bolsena e della festa del Corpo e del Sangue di Cristo istituita ad Orvieto da Urbano IV. Un evento di enorme significato per la Chiesa e per l’intero territorio, non solo dal punto di vista religioso, culturale e storico, ma anche per gli effetti, che sapientemente valorizzati, potranno scaturire. Non è, inoltre, irrilevante che il presule, come Egli stesso ha affermato, abbia colto la viva attesa espressa nei Suoi confronti da parte della comunità diocesana. Colpisce soprattutto il Suo atteggiamento di umiltà, animato “dall’azione dello Spirito”. Nel porgerGli il più sentito benvenuto, convinti dell’importanza che riveste il magistero episcopale in un territorio come quello di Orvieto – Todi, Gli auguriamo di svolgere il Suo nuovo compito con serenità e autorevolezza e di essere portatore di quella luce e di quell’amore di cui nella società odierna si avverte necessità.
Siamo certi che con le istituzioni si instaurerà un rapporto positivo, rapporto prezioso sempre, fondamentale in un momento difficile come l’attuale che richiama tutti al dialogo, alla collaborazione, all’impegno nell’interesse generale, dei più deboli, in modo particolare dei giovani che oggi vivono nell’incertezza del proprio futuro. Dalla Provincia di Terni, per quanto ci riguarda, riceverà attenzione e rispetto."
 

Il saluto del presidente Feliciano Polli a mons. Benedetto Tuzia in occasione del suo insediamento a vescovo di Orvieto-Todi

 

Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, ha salutato con queste parole l'insediamento di mons. Benedetto Tuzia a vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi: "La nomina di Mons. Benedetto Tuzia a Vescovo della Diocesi di Orvieto – Todi è un evento particolarmente significativo non soltanto per i cattolici, ma per l’intera comunità. Sarà certamente un interprete sensibile e attento, pronto a recepire le istanze della gente e, ne siamo convinti, porterà un contributo importante alle questioni sociali, culturali e anche economiche del territorio. Non è un caso che, nel Suo messaggio alla Diocesi, abbia espressamente rivolto un pensiero alle famiglie, ai giovani, ai bambini, agli anziani, ai malati, a quanti vivono situazioni di povertà o disagio. Grande valore ha la sincera e leale disponibilità, da Lui manifestata, a collaborare per il bene comune, terreno privilegiato di incontro con le istituzioni. La Sua azione pastorale risulterà preziosa in un momento difficile e complesso come quello che stiamo attraversando. Attivo a Roma dal 1970 con vari e prestigiosi incarichi, ottenuti appena un anno dopo la Sua ordinazione sacerdotale, cappellano di Benedetto XVI fin dal 1993, Mons. Tuzia è stato, tra l’altro, impegnato nella preparazione del Giubileo del 2000. La Sua esperienza pastorale, maturata in eventi di grande rilievo, il Suo magistero saranno particolarmente importanti in occasione del Giubileo eucaristico concesso da Benedetto XVI in occasione del 750° anniversario del miracolo di Bolsena e della festa del Corpo e del Sangue di Cristo istituita ad Orvieto da Urbano IV. Un evento di enorme significato per la Chiesa e per l’intero territorio, non solo dal punto di vista religioso, culturale e storico, ma anche per gli effetti, che sapientemente valorizzati, potranno scaturire. Non è, inoltre, irrilevante che il presule, come Egli stesso ha affermato, abbia colto la viva attesa espressa nei Suoi confronti da parte della comunità diocesana. Colpisce soprattutto il Suo atteggiamento di umiltà, animato “dall’azione dello Spirito”. Nel porgerGli il più sentito benvenuto, convinti dell’importanza che riveste il magistero episcopale in un territorio come quello di Orvieto – Todi, Gli auguriamo di svolgere il Suo nuovo compito con serenità e autorevolezza e di essere portatore di quella luce e di quell’amore di cui nella società odierna si avverte necessità.
Siamo certi che con le istituzioni si instaurerà un rapporto positivo, rapporto prezioso sempre, fondamentale in un momento difficile come l’attuale che richiama tutti al dialogo, alla collaborazione, all’impegno nell’interesse generale, dei più deboli, in modo particolare dei giovani che oggi vivono nell’incertezza del proprio futuro. Dalla Provincia di Terni, per quanto ci riguarda, riceverà attenzione e rispetto."
 

Il Presidente Feliciano Polli: “Il magistero di Paglia sicuro punto di riferimento per la comunità”

 

"La nomina di monsignor Vincenzo Paglia a presidente del Pontificio consiglio della famiglia suscita in noi grande soddisfazione, pur all’interno di sentimenti contrastanti. Da un lato ci rallegriamo con Lui per il prestigioso incarico che costituisce un grande riconoscimento, da parte della Chiesa, delle Sue elevate qualità pastorali, morali, culturali. D’altra parte, questa designazione ci rattrista perché ci priva di un sicuro punto di riferimento in un momento assai difficile per il territorio, impegnato nella costruzione di un futuro certo, qualificato e fortemente innovativo, così come richiesto dalla realtà sempre più caratterizzata dalla competizione internazionale.
La Sua autorevolezza, la Sua intelligenza, la Sua generosità, la Sua capacità di guardare al mondo, di recepire e comprendere le necessità della gente, hanno costituito sin dall’inizio del Suo magistero un riferimento per le istituzioni nel perseguimento del bene comune. Vogliamo ricordare, in particolare, quanto mons. Paglia sia stato nei momenti difficili a fianco della comunità, e soprattutto dei lavoratori e delle loro famiglie, dei più deboli e dei giovani. Voglio qui cogliere l’occasione per sottolineare quanto in questi anni sia stata utile e importante la Sua azione ben marcata, di stimolo e di proposta, fatta talvolta anche di critiche dure, ma sempre costruttive, nell’interesse della comunità.
Nel momento in cui mons. Paglia si appresta a lasciare la diocesi, alla quale ha dedicato dodici anni di straordinario impegno, desideriamo evidenziare la Sua decisa impronta nella storia della comunità e soprattutto nei nostri cuori e nelle nostre menti, che dal Suo insegnamento potranno trarre la spinta necessaria ad affrontare e risolvere i temi centrali per la costruzione del nostro futuro.
A Lui va il nostro più affettuoso e riconoscente saluto unito ai migliori auguri per il grande compito che è stato chiamato a svolgere da parte della Chiesa. Siamo certi che, come Egli stesso ha affermato, non dimenticherà questo territorio e questa comunità, che potranno continuare a contare sulla Sua preziosa attenzione."
 

Il presidente Polli in occasione della ricorrenza della liberazione di Terni(13 giugno 1944): "La storia della città ci insegna che anche le imprese più difficili si vincono se lo si vuole fermamente"

 

Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, è intervenuto in occasione della ricorrenza della liberazione di Terni (13 giugno 1944): "Il 13 giugno del 1944 gli inglesi del generale Alexander, quando entrarono a Terni segnando la fine dell’occupazione nazifascista, trovarono una città martoriata da 108 bombardamenti dove regnavano distruzione e fame. Al termine della guerra i morti furono duemila. Gran parte della popolazione era sfollata nella campagne e nei paesi circostanti. Soltanto il 17% degli edifici si era salvato. Una città da ricostruire da ogni punto di vista.
La guerra è stata uno dei momenti più tragici della lunga storia di Terni anche per il lascito di miseria, incertezze, disoccupazione. A questa situazione la città seppe reagire con grande forza di volontà e coraggio con risultati che nel tempo si sono dimostrati straordinari.
Successivamente, negli anni Cinquanta, ha saputo misurarsi con la drammatica riconversione industriale postbellica, e negli anni Ottanta, con la crisi della grande industria riuscendo a salvaguardarne, modernizzandola, una parte fondamentale e sviluppando un nuovo tessuto imprenditoriale diffuso e innovativo.
La storia di Terni, senza andare troppo indietro nel tempo, è, quindi, contrassegnata da momenti tragici, da grandi difficoltà  sofferenze, ma anche da riprese esaltanti che, grazie al lavoro e all’intraprendenza, hanno sempre restituito una città in crescita, al passo con i tempi, in grado di guardare al futuro.
La situazione di oggi, seppure molto diversa, prospetta scenari altrettanto pericolosi
Il nemico è diverso da quello di allora, più sottile, più lontano, più impalpabile, ma concreto e non meno insidioso.
La storia della città ha insegnato che le difficoltà, anche grandi, possono essere superate grazie all’impegno, al coraggio, all’unità di intenti.
Con uguali determinazione e unità d’intenti siamo chiamati a impegnarci oggi per perseguire, fino al successo, sia gli importanti obiettivi riguardanti la difesa del tessuto manifatturiero e la sua competitività, la ricerca, l’Università, i servizi, in primo luogo la sanità, le infrastrutture, la logistica, così come le politiche del territorio e del turismo, settori chiave del futuro sviluppo.
Nello stesso tempo dobbiamo impegnarci per soluzioni nuove e originali, intensificare il dialogo e la collaborazione con i territori limitrofi e con soggetti internazionali con i quali è possibile attuare percorsi comuni, in particolare nei campi della ricerca, dello sviluppo tecnologico e del turismo.
Tutto questo è compito delle istituzioni, dei partiti, ma anche delle categorie, associazioni e singoli cittadini. In uno spirito di grande unità d’intenti, cosa che talvolta inspiegabilmente manca.
In una giornata importante come questa, possiamo concludere che, pur nelle evidenti, pesanti difficoltà attuali abbiamo di fronte opportunità come forse mai abbiamo avuto negli ultimi decenni.
Le risorse umane, professionali, di cultura industriale, scientifica, tecnologica e la stessa cultura imprenditoriale diffusasi negli ultimi decenni, costituiscono uno straordinario patrimonio su cui investire per il futuro.
Il successo è certamente legato alle dinamiche nazionali e internazionali, ma molto a quello che insieme saremo capaci di inventare, condividere, realizzare.
La storia della città ci ha insegnato che anche le imprese apparentemente impossibili possono essere vinte solo se lo si vuole. Insieme possiamo, dobbiamo farcela. " 
 

2 giugno 2012. Intervento del presidente Feliciano Polli

 

"Questo 2 giugno è per noi particolarmente amaro, funestato dal gravissimo terremoto che ha colpito l’Emilia, estendendo le conseguenze a buona parte del Nord del nostro Paese. Vogliamo, con l’occasione, esprimere la nostra vicinanza e la nostra sentita solidarietà alle popolazioni colpite, ai familiari degli scomparsi, alle migliaia di cittadini costretti a vivere nell’emergenza, nella precarietà, nell’angoscia e nella paura. Esprimiamo anche grande preoccupazione per il tessuto imprenditoriale, fortemente danneggiato, che costituisce un pezzo fondamentale del patrimonio industriale del Paese, e per i lavoratori che rischiano di restare senza lavoro.
Noi umbri sappiamo molto bene cosa significhi sentire la terra tremare, vedere crollare le case, le fabbriche, i beni architettonici e artistici che costituiscono un patrimonio insostituibile e rappresentano la storia e l’identità delle comunità. Anche da queste ragioni trae origine la nostra solidarietà agli abitanti delle località colpite. 
Il nostro, come è stato recentemente scritto, è sì “un Paese impaurito, su cui pare accanirsi un destino avverso, ma anche un Paese solidale, che non resta inerte, che reagisce, che resiste.”
La Provincia di Terni, come per il terremoto dell’Aquila, ha assicurato il proprio sostegno, fornendo immediato supporto tecnico.
In collaborazione con la Regione Umbria, con il nostro personale della Protezione civile stiamo anche cooperando nella gestione dei campi di accoglienza di Massa Finalese e di Finale Emilia.  
La fase che stiamo vivendo a livello internazionale, che vede l’Italia in grande difficoltà, è particolarmente delicata a causa di una crisi profonda, destinata a consegnarci un mondo radicalmente diverso e molto più complesso.
La crisi, infatti, a partire dall’economia e dal lavoro, investe tutti gli ambiti, rendendo problematico e incerto il futuro per tutti, in particolare per i giovani.
La situazione è aggravata dalle difficoltà della politica, dall’indebolimento della coesione sociale, dall’aumento di fenomeni di corruzione e di degenerazione sociale, mentre destano allarme e preoccupazione recenti episodi che evocano passate esperienze di violenza e di terrorismo.
Per questo insieme di ragioni, il 2 giugno costituisce, quest’anno, uno spartiacque profondo tra la difficoltà a intravedere con chiarezza il futuro e l’esigenza indifferibile di aprire una nuova fase  vigorosa ripresa, che segni una decisa inversione di tendenza.
Il presidente Napolitano, recentemente, ha espresso bene il senso della sfida in atto, invitandoci ad andare avanti con forza e fiducia.
Le istituzioni e la politica devono guidare questo processo ponendo al centro il bene comune, così come avvenne il 2 giugno 1946 quando un moto collettivo impresse slancio e speranza conducendoci, attraverso la nascita della Repubblica, a superare il buio della guerra e delle distruzioni.
Il governo e la politica sono chiamati, quindi, a dare vita ad una nuova stagione di riforme, a cominciare da quella costituzionale ed elettorale, restituendo ai cittadini centralità e possibilità di scegliere.
Nello stesso tempo devono imprimere un deciso impulso alla modernizzazione del paese, così come intorno al 2004 seppe fare la Germania del cancelliere Gerhard Schroeder, introducendo i grandi cambiamenti che hanno, poi, portato quel Paese alla forza e alla competitività di oggi, salvaguardando coesione sociale e solidarietà.
Tutto questo non basta se l’Unione europea non decide rapidamente, come ha esortato il presidente della Bce Draghi, di difendere più concretamente la moneta unica e se non diventa motore di una nuova fase di sviluppo attraverso un nuovo e robusto patto per la crescita. Ma la Germania di oggi non sembra generosa e sensibile come lo furono l’Italia e altri paesi europei nei suoi confronti nello scorso decennio. Per questo l’Italia deve insistere perché dall’Europa della moneta si passi rapidamente ad un’Europa con una politica economica comune, proiettata verso l’Unione politica.
Il modo migliore che abbiamo oggi per rendere omaggio a chi ha combattuto e sofferto per la Repubblica è quello di guardare avanti, lavorando con impegno, determinazione e voglia di farcela. "
 

Sanità. Il presidente Feliciano Polli: "siamo pronti a seguire le razionalizzazioni e ci impegneremo in tal senso, ma in una logica di equilibrio complessivo"

 

In ordine al progetto di riforma istituzionale e al riordino della sanità umbra, oggi, a latere della conferenza stampa di presentazione dei progetti di sistemazione idraulica del fiume Paglia svoltasi ad Orvieto il 24 maggio, il presidente Feliciano Polli rilasciato la seguente dichiarazione:
“In materia di Sanità, l’altro ieri si è svolta la seduta congiunta dei Consigli provinciale e comunale di Terni. Siamo in una fase di tagli, ma l’obiettivo di fondo è quello di garantire gli stessi servizi ai cittadini con meno soldi, quindi attuando delle razionalizzazioni. Il punto è che, nel ridisegnare i nuovi assetti siamo fortemente impegnati a salvaguardare la situazione degli equilibri generali della nostra provincia.
Per quello che riguarda gli ospedali, nella riforma si prospetta l’impostazione che prevede una integrazione tra le strutture di Orvieto, Narni / Amelia e l’Azienda ospedaliera. Stiamo lavorando per una integrazione verticale a livello di ospedali della provincia con l’Università, cosa possibile anche alla luce di una importante sentenza della Corte Costituzionale proprio di questi giorni”.
“La razionalizzazione – ha aggiunto Polli - si giocherà molto sui territori, mettendo a posto buchi e sprechi. Lo schema che viene avanti appare condivisibile, pensiamo però che si deve trovare una soluzione equilibrata rispetto alle Aziende nella logica appunto degli equilibri, della efficienza e di criteri seri e univoci fra Perugia e Terni. Inoltre, è importante che nel razionalizzare la spesa si punti ad una sanità posizionata sul territorio. Dobbiamo trovare, infatti, le condizioni per una spinta reale ai Distretti”. 

“In definitiva – ha concluso - siamo pronti a seguire le razionalizzazioni e ci impegneremo in tal senso, ma in una logica di equilibrio complessivo che tiene insieme la Regione e non, per una logica politica che privilegia solo la scelta dei contenuti e non dei contenitori, che pure hanno il loro rilievo importante. Da parte di tutta l’Umbria, in questa fase, devono essere contenuti localismi e campanilismi.  L’Umbria la teniamo insieme se si trova un equilibrio complessivo sulle questioni fondamentali come la Sanità. Vogliamo valorizzare adeguatamente vocazioni e specificità dei territori, costruendo equilibri complessivi secondo un processo partecipativo reale e responsabile. Nella riforma e nei sacrifici, la nostra linea e il nostro impegno riguardano tutto il territorio provinciale che vogliamo salvaguardare. Ed Orvieto sta dentro questa impostazione”.

 

Seduta congiunta Consigli provinciale e comunale sulla sanità. L'intervento del presidente Polli.

 

- Siamo consapevoli che  tra i temi fondamentali del paese c’è quello del costo e dell’efficienza della P.A. Dobbiamo porre al centro la razionalizzazione e la semplificazione della P.A., la sua modernizzazione in primo luogo attraverso la piena copertura con la rete a banda larga. Questioni fondamentali per lo sviluppo del paese, delle regioni e dei territori, condizioni indispensabili per ridurre la pressione fiscale giunta ormai a livelli insostenibili.
- Tutto molto importante, ma non basta. Occorre rapidamente avviare la ripresa dello sviluppo; su questa tema il governo italiano è chiamato a svolgere un ruolo da protagonista nel paese, a livello europeo e internazionale. Senza sviluppo è molto difficile uscire dalla crisi. Si rischia di non andare da nessuna parte.
- La Regione dell’Umbria è da tempo impegnata sul tema delle riforme a livello endoregionale: trasporti, territorio, servizi pubblici locali, servizi ai cittadini, sistema sanitario regionale.
- I Consigli provinciale e comunale di Terni, riuniti congiuntamente nella seduta del 29/08/2011, hanno, a tale proposito, deliberato sull’ “esigenza non più rinviabile di una riforma organica del sistema istituzionale e amministrativo regionale con al centro un vigoroso processo di razionalizzazione e semplificazione…una riforma che risolva a monte l’anomalia di due province dimensionalmente squilibrate, per giungere ad un nuovo equilibrio che consenta di salvare anche l’esistenza della Regione Umbria…” un processo incentrato “sui livelli elettivi a cui affidare la generalità delle competenze e delle funzioni amministrative”.
- In seguito agli inaccettabili provvedimenti del governo Monti sulle province, le commissioni parlamentari sono al lavoro per un disegno di riforma che assegni alle province, nell’ambito di un sistema istituzionale razionale ed efficiente, competenze di area vasta con una loro razionalizzazione dimensionale (con riferimento a circa 400.000 abitanti).
- La sanità umbra è interessata alla riforma (circa 140 milioni di euro in meno a causa dei tagli apportati).
- La Giunta regionale ha emanato linee guida in merito al riordino del sistema sanitario regionale.
Nelle prossime settimane ci sarà l’adozione, seguita dalla partecipazione e dalla discussione in Consiglio. L’obiettivo è l’equilibrio di bilancio, conservando, anzi migliorando la qualità dei servizi sanitari a disposizione dei cittadini.
- Nel merito, il Consiglio comunale di Terni e il Consiglio provinciale, con proprie deliberazioni, avevano già indicato linee di indirizzo riguardanti le prospettive del sistema sanitario regionale con riferimento alla necessità di confermare i buoni risultati della sanità in Umbria pur in un quadro pesante di tagli:
1)             La Regione provveda, nell’ambito delle proprie disponibilità economiche e finanziarie, ad anticipare 18 milioni di euro a favore dell’Azienda ospedaliera ternana per ammodernarla sia strutturalmente che tecnologicamente e recuperare il gap che si è  creato negli anni trascorsi.
2)             Si può procedere alla creazione di due Asl, con dimensione demografica simile, che abbiano come riferimento per l’alta specialità ciascuna un’Azienda ospedaliera, una rete integrata di ospedali per medio-bassa specialità e una vasta offerta di servizi territoriali. In questo quadro riteniamo che, per peso demografico, centralità geografica, capacità attrattiva, articolazioni e ricchezza di servizi, ruolo istituzionale e facilità di relazioni istituzionali, la sede venga collocata nella città di Terni.
3)             Condividiamo l’impostazione di due aziende integrate ospedale-università, ciascuna con autonomia gestionale e decisionale, in modo da coinvolgere pienamente l’Università nell’assistenza, attraverso la messa a disposizione di personale medico universitario altamente qualificato. Si devono promuovere meccanismi di cooperazione e di integrazione attraverso la costituzione di dipartimenti interaziendali tra Aziende ospedaliere e relative Asl.
4)             Occorre procedere alla edificazione nella zona di Colle Obito della nuova sede dell’Asl, così da completare la realizzazione della città della salute.
5)             Occorre procedere rapidamente alla realizzazione dell’ospedale di Narni-Amelia, a vocazione prevalentemente riabilitativa e con la presenza di servizi e specialità atte a decongestionare l’Azienda ospedaliera di Terni.
6)              A livello di territorio, è necessario realizzare quei servizi intermedi (hospice-servizi semiresidenziali) che ne completino l’offerta sanitaria e spostino verso la medicina del territorio il baricentro delle prestazioni.
Concludendo e con riferimento agli atti dei Consigli provinciale e comunale e alle loro deliberazioni, nonché agli sviluppi delle iniziative parlamentari, è necessaria una forte accelerazione dell’impegno per un’organica riforma dei livelli istituzionali regionali con la creazione di due province dimensionalmente e strutturalmente equilibrate per renderee più efficiente il governo del territorio regionale.
- Proprio perché la riforma più consistente parte dalla sanità, crediamo che questa debba essere improntata a criteri di razionalità, efficacia ed equilibrio e debba camminare di pari passo con le altre ipotesi di riforme settoriali. Riteniamo anche che la proposta di un disegno organico di riforma istituzionale sia determinante per generare un processo partecipativo serio, contenendo localismi e municipalismi, valorizzando adeguatamente  vocazioni e specificità dei territori.
La stessa tenuta dell’Umbria e la sua organizzazione istituzionale, economica e sociale sono a forte rischio. Per questo occorrono decisioni incisive e credibili, con criteri oggettivi e comprensibili, capaci di dare nuovo slancio. Slancio che si giocherà molto nella capacità della regione e dei suoi territori di essere protagonisti e interlocutori delle realtà limitrofe. In questo quadro il rapporto della provincia di Terni con il Lazio è strategico.
- Per questo complesso di ragioni, con i Consigli provinciale e comunale di Terni, riteniamo che la Regione Umbria debba mettere in atto tutte le azioni politiche, amministrative e legislative per giungere quanto prima ad un nuovo e più funzionale disegno istituzionale dell’Umbria.
 

Conferenza stampa di presentazione di "Umbria Water Festival". L'intervento del presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli

 

Perugia, 11 maggio: "La vicenda ha avuto inizio in occasione del “think tank” sul turismo organizzato a Todi dall’assessore regionale al turismo nel novembre 2010.
L’idea dell’Umbria regione dell’acqua, proposta in quella circostanza dall’arch. Guarducci e condivisa dall’assessore Bracco, è stata da me recepita e concordata con lo stesso Guarducci nella medesima mattinata; raro esempio di “incoscienza” e rapidità decisionale.
UWF ha trovato successivamente l’adesione ed il sostegno della Regione dell’Umbria, della Provincia di Perugia e delle due Camere di commercio di Perugia e Terni, soggetti che si sono costituiti in un comitato promotore da me presieduto.
L’acqua ci ha immediatamente proiettato verso la Cascata delle Marmore, simbolo dai molteplici e pregnanti significati:
- risorsa
- ambiente
- storia
- tecnologia
- sviluppo industriale.
L’acqua ci ha fatto pensare al Tevere, fiume che ha avuto un grande ruolo nello sviluppo di Roma e dell’impero romano,
al lago Trasimeno,
al Nera,
al lago di Piediluco
e a tante altre cose, a partire dalle acque termali e minerali.
UWF mette simbolicamente e significativamente insieme ambiente, cultura, sport ed economia per promuovere l’Umbria attraverso un evento, di portata nazionale e internazionale, ispirato all’acqua.
Alla base c’è il valore strategico dell’acqua per il mondo intero. Di qui la collaborazione con l’Unesco–Wap (il Programma delle Nazioni Unite per la valutazione delle risorse idriche mondiali) che ha concesso il patrocinio morale all’iniziativa.
Il lancio a livello nazionale e internazionale è iniziato in Olanda (Fiera turismo Utrecht), è proseguito alla Bit di Milano, alla Borsa mediterranea del turismo di Napoli e, infine, al VI Forum mondiale dell’acqua di Marsiglia, in occasione della presentazione del rapporto mondiale delle Nazioni Unite sull’acqua.
L’interesse per UWF, nel corso del tempo, è andato via via crescendo in modo sorprendente ed esponenziale, anche grazie al coinvolgimento di moltissimi soggetti, a partire dai Comuni (ben 67), altri enti (Arpa, Ato, Consorzi di bonifica, ecc.), soggetti culturali, sociali ed economici di livello nazionale (ad es. Ordine nazionale dei giornalisti, WWF) e regionale, Università degli Studi di Perugia, Università per gli stranieri, associazioni e imprese che hanno sostenuto e promosso il festival anche con iniziative e progetti da loro organizzati.
Ne è scaturito un programma (a disposizione) particolarmente ricco e articolato che spazia negli ambiti più diversi:
- attività didattiche e scientifiche
- spettacoli
- convegni e incontri
- mostre
- degustazioni e corsi enogastronomici
- sport all’aperto
- escursionismo
- benessere
- turismo
Un programma diffuso, quindi, nel territorio tanto che possiamo dire che UWF è l’evento che, più di ogni altro, coinvolge, caratterizza e rappresenta il territorio regionale.
A conferma, il programma è particolarmente nutrito e corposo, composto da oltre 300 tra eventi, iniziative e progetti, tanto che, più che come un opuscolo divulgativo, si presenta, come potete constatare, come una vera e propria guida.
Un programma che esprime concretamente la volontà di lanciare l’Umbria come “capitale mondiale dell’acqua”.
Non dobbiamo in ogni caso dimenticare che questa è l’edizione numero zero e che intendiamo proseguire nei prossimi anni."
 

25 aprile 2012. L'intervento del presidente Feliciano Polli

 

"Quella di oggi non è solo un’importante ricorrenza, la liberazione dal nazifascismo, ma una data ricca di significati che induce a serie riflessioni. All’indomani del 25 aprile 1945, forte era negli italiani il desiderio di voltare pagina, una brutta pagina segnata dalle distruzioni, dal sangue, dall’odio, dalla miseria, per ricostruire in fretta il paese, collocandolo in una posizione di prestigio nel consesso europeo e mondiale. Con la fine del totalitarismo, i partiti tornarono a svolgere un ruolo determinante garantendo, con il libero concorso di idee e il loro apporto fattivo, il passaggio alla democrazia e ad un nuovo assetto costituzionale basato sulla partecipazione di tutti i cittadini. Da allora, molte, profonde, e decisive sono state le trasformazioni in tutti i campi, grazie soprattutto ad un poderoso processo di sviluppo che ha, peraltro, consentito di governare i grandi cambiamenti e di superare le difficoltà che si sono presentate nel corso degli anni. Al centro dell’Italia ci sono stati, come dicevamo, i partiti, quegli stessi partiti che devono rinnovarsi se vogliono tornare, come è necessario, al centro del processo democratico. Il tema della qualità della politica e della capacità di governo è un dato fondamentale per la credibilità del paese e per il suo rilancio. Oggi, a differenza di quando, all’indomani del 25 aprile, iniziò la ricostruzione, le vie d’uscita dalla crisi e la non più rinviabile politica ripresa dello sviluppo e dell'occupazione, anche per una posizione rigida dell'Unione Europea , in particolare, della Germania, non sono così chiare. E questo rende la situazione attuale più complicata e incerta di quella di allora anche perché le persone nutrono scarsa fiducia nella politica e nella possibilità che possano esserci venire tempi migliori. Questo clima di sconforto e sfiducia, unitamente alle difficoltà crescenti delle persone, potrebbe costituire un’insidia per lo stesso sistema democratico e potrebbe, in ogni caso, rendere più difficile il ripetersi dello straordinario impegno di allora per la costruzione del futuro.
Di qui l’urgenza pressante di riformare la politica e di individuare obiettivi credibili e condivisi per il bene comune; un progetto convincente per tutti, in particolare, per i giovani il cui avvenire è sempre più incerto. Il 25 aprile ha oggi, quindi, un senso e un valore soprattutto se favorisce un grande sforzo che, ora come allora, aiuti a restituire la fiducia e la speranza. Dev’essere questo l’impegno prioritario del governo del paese e delle stesse autonomie locali; questo è l’impegno che è richiesto a ciascuno di noi. Nel nostro territorio sono in gioco obiettivi strategici, dall’industria, all’università, alla ricerca alla sanità, alle politiche di sviluppo e valorizzazione del territorio; obiettivi che delineano prospettive assai importanti. Insieme, con grande impegno, come stiamo già facendo, dobbiamo conseguirli in tempi rapidi. E’ questo un modo concreto di ricordare il 25 aprile, considerandolo un grande esempio per il cammino della nostra comunità e del nostro paese."


 

Mostra dedicata a Luca Signorelli. Il presidente Feliciano Polli:"immaginare un nuovo Rinascimento come stella polare del futuro del nostro territorio e dell’Italia".

 

Questo il saluto del presidente Feliciano Polli alla cerimonia inaugurale della mostra dedicata a Luca Signorelli, Orvieto, sabato 21 aprile 2012: "Questa mostra, con il suo grande rilievo, intende focalizzare, a livello nazionale e internazionale, l’attenzione sulla straordinaria personalità artistica del Signorelli e, con lui, su una parte davvero preziosa del patrimonio culturale dell’Umbria e del paese.
Un patrimonio, ne siamo perfettamente convinti, e lo diciamo con le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che “costituisce una ricchezza e una risorsa enorme”; una risorsa che abbiamo il dovere di fare conoscere e valorizzare. Questo è il senso del nostro impegno.
Con il Signorelli siamo di fronte ad uno dei momenti più alti dell’arte del Rinascimento, com’è testimoniato, in modo particolarmente efficace e suggestivo, forse unico, dagli affreschi nella Cappella Nova del Duomo di Orvieto, in cui, per citare il filosofo Enrico Castelli, “tutto sembra vivere, muoversi, e le figure, che quasi si staccano dai muri, paiono meravigliarsi che sui nostri visi, più che il terrore sui loro volti, si legga stupore e ammirazione”.
Luca Signorelli, per il modo con cui dà vita ai personaggi e per l’uso del colore, è stato, tra l’altro, considerato dai maggiori storici ed esperti d’arte come un anticipatore di Michelangelo.
La sua arte, profondamente immersa nella religiosità del suo tempo, “possiede - come è stato scritto - il fascino di una anticipazione sul perenne” e resta di grande attualità.
Con questa mostra, l’Umbria e, per quanto ci riguarda, la Provincia di Terni, mette a disposizione degli studiosi, degli appassionati e dei turisti un patrimonio d’inestimabile valore, proprio di un periodo di grande fervore e splendore artistico quale fu il Rinascimento, capace di suscitare grandi emozioni.
E proprio il forte richiamo al Rinascimento deve giungere come un appello a tutti noi a immaginare un nuovo Rinascimento come stella polare del futuro del nostro territorio e dell’Italia.
Questo evento racchiude, quindi, rilevanti significati e indicazioni e, con la sua forte capacità evocativa e d’attrazione, costituisce un degno omaggio ad un grande maestro dell’arte universale, alla sua capacità di cogliere i cambiamenti ed anche uno stimolo ad interpretarne il messaggio forte, trainante e innovativo."
 

Mostra dedicata a Luca Signorelli. Il presidente Feliciano Polli:"immaginare un nuovo Rinascimento come stella polare del futuro del nostro territorio e dell’Italia".

 

Questo il saluto del presidente Feliciano Polli alla cerimonia inaugurale della mostra dedicata a Luca Signorelli, Orvieto, sabato 21 aprile 2012: "Questa mostra, con il suo grande rilievo, intende focalizzare, a livello nazionale e internazionale, l’attenzione sulla straordinaria personalità artistica del Signorelli e, con lui, su una parte davvero preziosa del patrimonio culturale dell’Umbria e del paese.
Un patrimonio, ne siamo perfettamente convinti, e lo diciamo con le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che “costituisce una ricchezza e una risorsa enorme”; una risorsa che abbiamo il dovere di fare conoscere e valorizzare. Questo è il senso del nostro impegno.
Con il Signorelli siamo di fronte ad uno dei momenti più alti dell’arte del Rinascimento, com’è testimoniato, in modo particolarmente efficace e suggestivo, forse unico, dagli affreschi nella Cappella Nova del Duomo di Orvieto, in cui, per citare il filosofo Enrico Castelli, “tutto sembra vivere, muoversi, e le figure, che quasi si staccano dai muri, paiono meravigliarsi che sui nostri visi, più che il terrore sui loro volti, si legga stupore e ammirazione”.
Luca Signorelli, per il modo con cui dà vita ai personaggi e per l’uso del colore, è stato, tra l’altro, considerato dai maggiori storici ed esperti d’arte come un anticipatore di Michelangelo.
La sua arte, profondamente immersa nella religiosità del suo tempo, “possiede - come è stato scritto - il fascino di una anticipazione sul perenne” e resta di grande attualità.
Con questa mostra, l’Umbria e, per quanto ci riguarda, la Provincia di Terni, mette a disposizione degli studiosi, degli appassionati e dei turisti un patrimonio d’inestimabile valore, proprio di un periodo di grande fervore e splendore artistico quale fu il Rinascimento, capace di suscitare grandi emozioni.
E proprio il forte richiamo al Rinascimento deve giungere come un appello a tutti noi a immaginare un nuovo Rinascimento come stella polare del futuro del nostro territorio e dell’Italia.
Questo evento racchiude, quindi, rilevanti significati e indicazioni e, con la sua forte capacità evocativa e d’attrazione, costituisce un degno omaggio ad un grande maestro dell’arte universale, alla sua capacità di cogliere i cambiamenti ed anche uno stimolo ad interpretarne il messaggio forte, trainante e innovativo."
 

Sanità e nuovi ospedali."Niente rivoluzioni, il modello Umbria non va smontato: Terni resti com'è"

 

Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, e il sindaco, Leo Di Girolamo, sono interventi, con questo articolo pubblicato domenica 15 aprile da "Il Messaggero", nel dibattito sulla riforma del sistema sanitario regionale: "Dopo l’approvazione del bilancio regionale, per la Regione si riapre il cantiere delle riforme, a partire da quella che riguarda il nostro Servizio Sanitario Regionale. E’ in questo delicato frangente intendiamo ribadire le nostre posizioni e valutazioni, che hanno trovato anche forza e legittimazione in documenti votati dalle nostre assemblee elettive. In primo luogo l’Umbria arriva a questa riforma in una condizione di assoluta eccellenza nel quadro dei vari Servizi Sanitari Regionali. Tutti gli studi condotti in questi ultimi anni per una valutazione dei sistemi sanitari per offrire al Governo un contesto di riferimento su cui costruire l’indicazione per le linee di riassetto del S.S.N., hanno visto emergere l’Umbria come Regione “benchemarK”, ovvero la Regione che più di tutte e meglio delle altre ha saputo coniugare tenuta dei bilanci e qualità dei servizi offerti ai nostri concittadini. Lo studio del CERM addirittura ci dice che, se tutte le Regioni italiane avessero seguito l’esempio dell’Umbria, oggi avremmo un S.S.N. migliore e con 12 MLD di euro in meno di debiti.
L’Umbria quindi non deve attuare nessuna rivoluzione o cambiamento radicale, come invece sembrano pretendere alcuni soloni, ma razionalizzare ed adeguare il proprio sistema sia ai cambiamenti che continuamente intervengono nei bisogni di salute dei cittadini, sia alle diminuite risorse, circa 140 milioni a disposizione. Per continuare a dare servizi di qualità ai nostri concittadini a costi minori dovremo intervenire su tutti i livelli su cui si articola il nostro servizio sanitario: la medicina del territorio; i centri e servizi specialistici; gli ospedali di comunità, i centri di riabilitazione, di lungo degenza, gli hospice; gli ospedali ad alta tecnologia
Da questo punto di vista il documento “Linee di indirizzo per il riordino del S.S.R.” emanato dalla Giunta Regionale ci sembra una buona base anche se va arricchito di proposte, cosa che abbiamo già fatto attraverso i documenti votati nelle nostre assemblee e che faremo ulteriormente quando la Regione ci chiamerà alla partecipazione istituzionale. Oggi vogliamo ribadire la valutazione rispetto alla questione del futuro delle due aziende ospedaliere ad alta specialità ed i rapporti con l’Università.
Le esperienze più avanzate nello sviluppo dei sistemi sanitari mostrano due tendenze di fondo: da una parte una progressiva contrazione degli ospedali che acquistano sempre più la configurazione di centri di assistenza ad alta complessità professionale e
tecnologica, dall’altra il collegamento fra questi ed il territorio attraverso la continuità assistenziale, lo sviluppo di percorsi di cura integrati ed appropriati, la crescita di sedi alternative al ricovero per una assistenza più vicina al cittadino ed al minor costo. In questo disegno si struttura il sistema di rete ospedaliera secondo un modello nel quale ci sia una diffusione territoriale adeguata delle specialità di base e casistica più elevata (medicina, chirurgia etc) data dalla rete degli ospedali di comunità e dell’emergenza, ed una concentrazione delle competenze più specialistiche e complesse in aziende ospedaliere ad alta tecnologia. Si lavora per determinare una integrazione sia verticale, tra ospedali di tipologia diversa, sia orizzontale tra le stesse aziende ospedaliere attraverso il modello delle reti cliniche. In questo quadro l’azienda ospedaliera ad alta specialità non è solo luogo di assistenza di eccellenza, ma anche di accumulazione di conoscenze clinico-scientifiche, di ricerca, di aggiornamento. Alla riuscita di questo disegno può dare un contributo fondamentale la costituzione di aziende ospedaliere integrate con l’Università. Bisogna valorizzare appieno le competenze, le risorse, sia tecnologiche che professionali dell’Università per qualificare ulteriormente l’offerta di servizi sanitari, ricomponendo in maniera unitaria assistenza, didattica e ricerca. Altre soluzioni rappresenterebbero un vero pasticcio giuridico e funzionale, segnando il fallimento del sistema. In questo quadro l’azienda ospedaliera integrata di Terni diventerebbe ancor più di oggi un punto di forza del nostro Ssr. Essa, infatti, pur avendo potuto contare in questi passati su risorse modeste (25 ml di euro rispetto ai 172 di Perugia), può vantare indici di eccellenza (migliore andamento della mobilità attiva, miglior case-mix, costo medio per caso più basso di 1.000 euro) che ne fanno un forte attrattore di utenze sia regionali che extraregionali. Vogliamo anche, a questo punto, ribadire la nostra opinione sul dibattito che sembra essersi riacceso riguardo alla proposta avanzata dal comitato cittadino presieduto dal dott. Aristide Paci di costruire un nuovo grande ospedale nella zona tra Narni e Terni, superando gli attuali e rinunciando al nuovo ospedale di Narni-Amelia.
Ribadiamo la nostra contrarietà a tale proposta. Per i seguenti motivi: i previsti costi di realizzazione ci sono apparsi assolutamente non realistici, tenendo conto della quantità di posti letto di degenza, della complessità dei servizi diagnostici e di quelli di supporto; il piano finanziario è comunque assolutamente impraticabile tenuto conto della scarsa capacità di indebitamento della ASL, di quella nulla della Regione in seguito ai limiti imposti dal Governo, del non rifinanziamento del fondo per l’edilizia sanitaria; il lungo periodo di transizione intercorrente fra la decisione politica e l’effettiva disponibilità della nuova struttura determinerebbe un’assoluta carenza delle risorse necessarie per mantenere efficiente e competitiva l’attuale struttura, con un evidente rischio di decadenza e la dislocazione dell’ospedale al di fuori dell’area di Colle Obito significherebbe la fine del progetto di “Cittadella della Salute” su cui abbiamo lavorato in questi anni con la costruzione della nuova Facoltà di Medicina con annessi prestigiosi laboratori di ricerca: quello del professor Andrea Crisanti, e la struttura del prof. Vescovi sulle cellule staminali; verrebbero a mancare tre funzioni fondamentali a cui dovrebbe assolvere il nuovo ospedale di Narni – Amelia: ospedale di comunità per quel territorio, ospedale filtro per l’azienda ospedaliera, centro di riabilitazione per tutta l’ASL 4.
Per questo abbiamo pienamente condiviso la scelta regionale. Il mantenimento di una rete di servizi sanitari di qualità è un interesse strategico locale e regionale, per questo chiediamo un impegno coerente, vasto e condiviso di tutte le forze politiche e sociali."

 

Il saluto del presidente Polli ai veritici della Outokumpu e della Thyssen Krupp

 

Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, nel corso di una manifestazione svoltasi lunedì 2 aprile a Terni, Palazzo Gazzoli, ha salutato i vertici della Outokumpu e della Thyssen Krupp.
"In un mondo in grande trasformazione, - ha detto il presidente - guardiamo con particolare interesse e attenzione ai protagonisti dell’economia e dell’industria. Il nostro è un territorio aperto al cambiamento, ricco di cultura industriale, sensibile alle esigenze delle imprese, e in particolare a quelle impegnate nei mercati internazionali.
Conosciamo lo scenario in cui le aziende sono chiamate a muoversi, così come non ci sfugge la situazione dell’Europa, la necessità che rafforzi il proprio peso politico e aumenti la capacità di competere nel consesso internazionale.
La nostra predisposizione al dialogo e al confronto, e a seguire i processi di cambiamento, si è affinata nel tempo, ponendo attenzione alla managerialità, alla professionalità, alla ricerca e all’innovazione, con una particolare propensione verso i fattori competitivi interni ed esterni alle aziende.
Siamo orgogliosi dello stabilimento siderurgico integrato di Terni, della sua storia e del suo presente. Guardiamo al futuro con fiducia, anche se non ci sfuggono le difficoltà, con realismo, e con la consapevolezza che non possiamo stare fermi.
Abbiamo grande rispetto per la Thyssen Krupp e apprezziamo molto la visita dei vertici della Outokumpu portatori di una grande tradizione e competenza nel settore siderurgico e nell’innovazione. Qualità queste che ho avuto modo di riscontrare personalmente alla fine del settembre 2005, quando a Turku, come membro della presidenza dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), fui relatore all’VIII assemblea generale dell'Unione delle città baltiche sull’innovazione.
Un’altra importante occasione di conoscenza l’ho avuta nella primavera del 2007, come relatore, sempre in rappresentanza dell’Anci, in una conferenza sull’innovazione nella pubblica amministrazione, svoltasi nella città di Hämeenlinna, sulle sponde di un lago delizioso, cui hanno partecipato, tra gli altri, accanto a rappresentanti dell’Unione europea, rappresentanti di alcuni governi europei, tra cui quello italiano.
In quelle occasioni
- ha aggiunto il presidente - ho avuto modo di apprezzare particolarmente l’importanza attribuita dai nostri ospiti finlandesi all’innovazione nonché l’elevato livello raggiunto in questo ambito. Questa esperienza è per noi un punto di merito importante ed una sfida. Una grande importante sfida.
Concludendo, saluto e ringrazio di cuore gli ospiti per la gradita visita allo stabilimento Thyssen Krupp AST e al nostro territorio, che hanno potuto conoscere anche attraverso le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali. L’occasione mi è altresì gradita per salutare cordialmente la dirigenza della TK con la quale in questi anni si sono sviluppati rapporti fruttuosi."


 
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