Parte quinta

 

di Renato Covino

L’impegno principale della sindacato divenne, così, quello di resistere alla strategia dei licenziamenti avviata nel 1948 dalla Società Terni. Tra il 31 marzo e il 31 ottobre 1948 i licenziati del gruppo furono 2.311, per lo più operai siderurgici. Successivamente, il del piano Sinigaglia, che prevedeva l’adozione del ciclo integrale e la localizzazione degli impianti sul mare, tra il 1952 e il 1953 portò ad altri 2.700 licenziamenti. In questo contesto tornò fuori, come nel 1907, la cultura diffusa della resistenza, con in più una capacità e una forza organizzativa maggiore che si articolava nelle diverse istituzioni operaie (il partito, il sindacato, la Commissione interna) in cui convivevano spirito sovversivo e “maggiore esperienza e preparazione culturale”, che si amalgamavano grazie alla disciplina e alla fedeltà alla linea. La città reagì compattamente a quello che veniva individuato come un attacco ai livelli di vita dell’intera comunità. Le manifestazioni di piazza e lo scontro con le forze dell’ordine giungeranno a tale punto di intensità che nei punti nevralgici della città sorgeranno barricate che verranno smontate solo grazie all’intervento del segretario provinciale della FIOM. I licenziamenti colpiranno, inoltre, i lavoratori in cui più intenso e forte è lo spirito della comunità operaia e la capacità di resistenza, gli organizzatori sindacali e politici, i combattenti della guerra di liberazione.
In questo quadro di mutamento sostanziale degli orientamenti culturali e degli equilibri sociali, con una classe operaia che trasforma i propri caratteri storici grazie all’ingresso di una nuova forza lavoro, oculatamente selezionata dalla direzione aziendale, negli stabilimenti, la FIOM è chiamata a rinnovare gruppi dirigenti e organizzazione. A causa della scissione, prima, e dei licenziamenti, poi, gli iscritti calano verticalmente. Emergono, in questa congiuntura, nuovi dirigenti sindacali che affiancano Arnaldo Menichetti, prima segretario della Commissione interna delle Acciaierie e poi della FIOM: da Emilio Secci, a Eclo Piermatti, a Bruno Capponi, a Alvaro Valsenti, operaio presso le Officine Bosco, a Ettore Proietti Divi che diverrà una figura centrale nella vita della FIOM come segretario della Commissione interna delle Acciaierie a partire dal 1956. Sarà lui a esporre alla Commissione parlamentare sulle condizioni dei lavoratori in fabbrica, venuta a Terni nel 1956, il clima pesantissimo di relazioni sindacali presente nell’azienda, clima pesante che si allenterà solo nei primi anni sessanta.

 
 
 

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