Il catasto come fonte per lo studio del paesaggio agrario del territorio ternano tra Ottocento e Novecento

 

di Augusto Ciuffetti

Il paesaggio agrario è il risultato delle attività produttive intraprese dall’uomo e dell’organizzazione data agli spazi territoriali nei diversi periodi storici; sistemazione che determina delle relazioni economiche e sociali intimamente legate alle peculiari risorse naturali del luogo. In altre parole, ad ogni territorio corrisponde un sistema economico e culturale, che interagisce con gli altri, modificando quello che può essere considerato il paesaggio naturale originario [i] . I paesaggi agrari storici dell’Umbria e in particolare della provincia di Terni si possono ricondurre a due modelli: il paesaggio della montagna, caratterizzato dai boschi e dal pascolo e con un assetto sociale basato sulla piccola proprietà e sugli usi comunitari; il paesaggio della collina e della pianura, caratterizzato dalla coltura promiscua, dai processi di appoderamento, che dal XV secolo in poi favoriscono l’affermazione del sistema mezzadrile, nell’ambito di un quadro sociale dominato dalla media e grande proprietà.
È già stato sottolineato come il primo catasto in grado di consentire una corretta definizione dei paesaggi agrari del territorio ternano, sia quello gregoriano della prima metà del XIX secolo. Esso ci consegna una fedele immagine di questi spazi, il cui assetto ottocentesco è il risultato di processi di trasformazione di lunga durata, che coprono l’intera età moderna: appoderamento, estensione delle colture arboree (vite e olivo), diffusione dell’insediamento sparso nelle zone collinari e pianeggianti, ampliamento delle superfici coltivabili, realizzazione di opere di bonifica, sistemazione dei pendii [ii] . Il catasto gregoriano, inoltre, è il primo ad interessarsi, in maniera sistematica, anche agli spazi urbani, offrendo delle preziose piante per ricostruire i paesaggi urbani di centri cittadini, che a metà Ottocento riproducono ancora il modello della città di ancien régime [iii] .
A Terni il censimento territoriale per la realizzazione del catasto gregoriano viene condotto nel 1819. Le mappe originali, una volta compilate dai tecnici, sono trasmesse alla Congregazione dei catasti, che a sua volta realizza le copie da inviare alle diverse cancellerie del censo. Nell’Archivio di Stato di Terni sono conservate le copie delle mappe delle cinque cancellerie, che secondo la suddivisione amministrativa di metà Ottocento, comprendono i territori dell’attuale provincia: Terni, Narni, Amelia, Todi, Viterbo. Oltre a queste mappe, i cui originali sono nell’Archivio di Stato di Roma, nell’archivio ternano è conservato altro materiale: i brogliardi di mappa, con l’indicazione dei proprietari di ogni appezzamento di terra, completati intorno al 1820; i brogliardi urbani, redatti tra il 1821 e il 1822; i brogliadi rustici, compilati intorno al 1830; i catastini, realizzati nel 1833; i registri dei trasporti temporanei, redatti nel 1834; i registri delle istanze delle volture [iv] .
Ogni mappa, che prende il nome dalla località più importante del territorio comunale, è corredata da un foglio per l’esatta collocazione della stessa, con il meridiano, l’orientamento magnetico, la scala e le diverse suddivisioni amministrative, dalla provincia al comune, che riguardano lo spazio rappresentato. Se il territorio comunale è ampio viene suddiviso in più sezioni e le diverse mappe prendono il nome dal toponimo più importante. Ogni appezzamento di terra è individuato con una linea continua e un numero in nero (il mappale). I beni ecclesiastici sono invece contraddistinti da una lettera. I fiumi sono evidenziati con il colore verde, i fabbricati con il rosa, le strade con una linea tratteggiata marrone. Con una linea interrotta da una crocetta è indicata, invece, la giacitura colle-piano.
Nel 1842, in occasione della revisione degli estimi, vengono compilati i registri delle matrici, anch’essi conservati nell’Archivio di Stato di Terni, e che costituiscono lo strumento più importante per l’analisi del catasto. Questi registri sono strutturati in due parti distinte: nella prima sono elencati, in ordine progressivo,  i numeri di mappa con il richiamo alla corrispondente intestazione; nella seconda, sempre in ordine progressivo, sono elencate le intestazioni, con nome e cognome del proprietario. Per ogni proprietario si riportano tutti i possedimenti (cioè l’elenco delle particelle), con riferimento alla mappa e al vocabolo di ogni appezzamento, per il quale viene indicato il tipo di coltivazione, il prezzo tariffale, la superficie (in tavole e centesimi), l’estimo (in scudi e centesimi). Nell’intestazione è riportato anche il rimando al registro delle partite, dove sono annotati tutti i passaggi di proprietà fino al 1953, quando entra in vigore il nuovo catasto della provincia di Terni [v] .
I dati del catasto gregoriano, se confrontati con quelli del successivo catasto del 1910, consentono di seguire le trasformazioni del paesaggio della provincia di Terni dall’età moderna a quella contemporanea. Accorpando i dati di ogni singolo comune, e tenendo conto della forte articolazione amministrativa del territorio ternano, legata alle vicende politiche ed istituzionali dell’intera Umbria meridionale, è possibile individuare cinque aree, omogenee anche dal punto di vista paesaggistico [vi] .
Nel complesso, il catasto gregoriano fotografa un paesaggio segnato in maniera evidente dalla presenza e dal lavoro dell’uomo. Il seminativo semplice o nudo e le aree boschive sono predominanti nelle terre alto-collinari e montuose dell’orvietano. Il paesaggio montano della Valnerina è caratterizzato, invece, dalla significativa percentuale di prati e pascoli, che alimentano l’economia silvo-pastorale dell’area. I terreni arborati, che associano i seminativi alla coltura dell’olivo e della vite, si affermano, infine, in tutte le aree pianeggianti e collinari della provincia, dove più forte è il peso della popolazione e dove si realizza il processo di appoderamento. A metà Ottocento sono già chiaramente leggibili gli effetti di un trend demografico di crescita costante della popolazione, che in Umbria si registra dalla fine del Settecento, ma che aumenta dalla metà dell’Ottocento [vii] , e che comporta la messa a coltura di nuovi terreni e l’intensificazione delle attività agricole.
Ripartizione della superficie agraria della provincia di Terni fra le principali categorie di terreni, 1826-1910
(in ettari, valori assoluti e percentuali)
[viii]

1826 (catasto gregoriano)

1910 (catasto del Regno d’Italia)

Territori

semin. semplici

arborati

prati e
pascoli

bosco

incolto

Totale

semin. semplici

arborati

prati e
pascoli

bosco

Totale

Ternano

6.538
(16,6)

8.605
(21,8)

12.832
(32,6)

11.081
(28,1)

342
(0,9)

39.398
(100)

5.415
(13,3)

14.884
(36,6)

9.505
(23,3)

10.909
(26,8)

40.713
(100)

Valnerina

1.919
(14,1)  

1.781
(13,1)  

7.378
(54,3)

2.399
(17,6)

126
(0,9)

13.603
(100)

1.004
(7,5)

3.323
(24,8)

6.857
(51,2)  

2.207
(16,5)

13.391
(100)  

Orvietano

15.064
(19,2) 

6.820
(8,7) 

15.421
(19,6)

40.220
(51,1) 

1.124
(1,4)

78.649
(100) 

21.004
(26,9) 

12.063
(15,4)

15.539
(19,9) 

29.529
(37,8) 

78.135
(100)

Amerino

6.129
(17,1) 

8.013
(22,3)

7.437
(20,7)

13.141
(36,6) 

1.189
(3,3) 

35.909
(100)

2.859
(8,0) 

15.421
(43,0)

7.181
(20,0)

10.381
(29,0)

35.842
(100) 

Narnese

5.250
(16,1)

7.639
(23,4)

7.693
(23,5)

12.012
(36,8)

67
(0,2)

32.661
(100) 

5.758
(17,7)

9.960
(30,7) 

6.575
(20,2)

10.198
(31,4) 

32.491
(100) 

Totale

34.900
(17,4)

32.858
(16,5)

50.761
(25,3) 

78.853
(39,4)

2.848
(1,4)

200.220
(100)

36.040
(18,0)

55.651
(27,7)

45.657
(22,7)

63.224
(31,6) 

200.572
(100)

È la stessa crescita della popolazione, che richiedendo nuove risorse, determina, in riferimento ai dati del catasto del 1910, ma con una forte articolazione che esalta le caratteristiche paesaggistiche di ogni singolo territorio, la scomparsa dell’incolto, la progressiva erosione delle aree destinate al prato e al pascolo, il fenomeno del disboscamento e il contemporaneo aumento dei terreni arborati, e nel caso dell’orvietano anche del seminativo semplice. In ritardo rispetto alla Toscana, anche l’Umbria meridionale, nei primi decenni dopo l’Unità, vede allargarsi l’area dei dissodamenti, contemporaneamente alla diffusione del tipico paesaggio dell’alberata.
Da questa tabella emergono esclusivamente le caratteristiche generali delle diverse aree; in altre parole, essa offre una lettura sintetica del paesaggio del territorio provinciale. Sondaggi più specifici, condotti direttamente sulle matrici del catasto gregoriano, consentono di osservare più in profondità gli assetti del paesaggio, cogliendo le articolazioni dei singoli spazi. A titolo di esempio si riportano i valori percentuali di una porzione del territorio amerino (che corrisponde a circa il 70 % di quello riportato nella tabella precedente), e di località come Amelia, Alviano e Orvieto (con alcune delle sue comunità appodiate). Rispetto ai valori della precedente tabella, nonostante siano confermate le caratteristiche generali dei territori, si notano delle significative differenze, dovute alle diverse ripartizioni territoriali prese in esame, ma soprattutto alla tipicità del paesaggio delle singole località.
Ripartizione della superficie agraria di alcuni territori e località della provincia di Terni,
in riferimento al catasto gregoriano (valori percentuali)
[ix]  

 

Orvieto e alcuni suoi appodiati  ( * )
(135.627,83 tavole
)

Intero territorio di Amelia ( ** )
(247.858,11 tavole
)  

Solo la località di Amelia
(110.567,37 tavole
)  

Solo la località di
Alviano
(21.583,80 tavole
)

seminativo semplice

26,2

18,7

15,4

35,7

seminativo vitato

4,8

8,0

18,0

23,0

20,3

24,3

8,7

12,5

seminativo olivato

3,2

5,0

4,0

3,8

prati e pascolo

20,8

24,8

16,5

43,7

bosco ceduo

1,6

40,6

4,6

32,9

8,3

43,4

-

6,5

bosco da frutto

39,0

28,3

35,1

6,5

vigneto

2,7

-

-

-

altro

1,7

0,6

0,4

1,6

100

100

100

100

( * ) Oltre ad Orvieto, le località appodiate prese in considerazione sono le seguenti: Bardano, Bagni, Crete, Capretta, Castel Viscardo, Benano, Quercia, Galante, Morrano, Viceno, Rocca Ripezzena, Vignolo, Sala, Monterubiaglio.
( ** ) Oltre ad Amelia, le località prese in considerazione sono le seguenti: Frattuccia, Penna, Giove, Attigliano, Porchiano, Lugnano, Alviano, Guardea, Poggio.

Così, ad Alviano, il cui territorio si estende lungo la valle del Tevere, rispetto al resto dell’amerino, si registra una quota maggiore di seminativo semplice ed una preponderanza di prati e pascoli, mentre diminuisce sensibilmente lo spazio occupato dai boschi. Per quanto riguarda Orvieto, invece, rispetto a tutto il suo territorio, che comprende anche l’area montana del Peglia, le differenze più significative riguardano le percentuali dei seminativi semplici e delle aree boschive: i primi sono maggiormente presenti, mentre le seconde tendono a diminuire; fa la sua comparsa, infine, la coltura specializzata della vite. Del resto, ci troviamo di fronte ad un territorio di confine, posto com’è tra Umbria e Tuscia, che risente di questa sua caratteristica anche dal punto di vista paesaggistico. È in questa area, infatti, che si compie il passaggio dal modello mezzadrile imperniato sul podere ai sistemi agricoli tipici delle maremme e del latifondo [x] .


[i] Sul rapporto uomo-ambiente, un fondamentale punto di riferimento resta il saggio di Lucio Gambi, I valori storici dei quadri ambientali, in Storia d’Italia, vol. I, I caratteri originali, Torino, Einaudi, 1972, pp. 5-60. Si veda anche Claudio Greppi, Guardare con meraviglia, in Il disegno del paesaggio italiano, cit., pp. 18-21.
[ii] Oltre ad Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Roma-Bari, Laterza, 1961, sui paesaggi dell’Italia centrale esiste un’ampia bibliografia: Franco Bonelli, Evoluzione demografica ed ambiente economico nelle Marche e nell’Umbria dell’Ottocento, Torino, ILTE, 1967; Henri Desplanques, Campagne umbre. Contributo allo studio dei paesaggi rurali dell’Italia centrale, Perugia, Regione dell’Umbria, 1975; Giacomina Nenci, Proprietari e contadini nell’Umbria mezzadrile e Fabio Bettoni, Un profilo dell’agricoltura montana, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. L’Umbria, cit., pp. 189-257 e pp. 287-340; Lorenzo Bellicini, La campagna urbanizzata. Fattorie e case coloniche nell’Italia centrale e nordorientale, in Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea, a  cura di Piero Bevilacqua, vol. I, Spazi e paesaggi, Venezia, Marsilio, 1989, pp. 77-130; Fabio Bettoni e Alberto Grohmann, La montagna appenninica. Paesaggi ed economie, ivi, pp. 585-641; Sergio Anselmi, Mezzadri e mezzadrie nell’Italia centrale, ivi, vol. II, Uomini e classi, Venezia, Marsilio, 1990, pp. 201-259; Id., Il paesaggio dell’Italia centrale. Città e campagne nel lungo periodo, in Paesaggio agrario delle Marche. Identità e prospettive, a cura di Barbara Cruciani, Giorgio Giorgetti e Darko Pandakovic, Ancona, Quaderni monografici di “Proposte e ricerche”, n. 16, 1994, pp. 24-36.
[iii] Paolo Buonora, Il sistema idraulico delle città umbre nel catasto gregoriano, in «In primis una petia terre». La documentazione catastale nei territori dello Stato Pontificio, cit., pp. 295-296.
[iv] Per quanto riguarda il territorio di Orvieto, nell’Archivio di Stato oltre alle mappe ci sono soltanto i catastini. Sempre nell’Archivio di Stato di Terni sono conservati anche alcuni registri del catasto “piano”, ma si tratta di una documentazione largamente incompleta. Si veda Luigi Di Sano, Il catasto gregoriano della provincia di Terni, dattiloscritto, s.d.
Nella Sezione di Archivio di Stato di Orvieto, in riferimento al catasto gregoriano, è conservata soltanto una copia del brogliardo dell’estimo urbano, compilata nel 1822.
[v] Ibidem.
[vi] I territori comunali sono stati suddivisi nei cinque spazi indicati nella tabella nel seguente modo: Valnerina (Ferentillo, Arrone, Polino, Montefranco), Orvietano (Orvieto, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto, San Venanzo, Fabro, Allerona, Castelviscardo, Castelgiorgio, Parrano, Ficulle, Porano), Amerino (Baschi, Montecchio, Guardea, Alviano, Lugnano in Teverina, Attigliano, Giove, Penna in Teverina, Amelia), Narnese (Narni, Otricoli, Calvi dell’Umbria, Stroncone), Ternano (Terni, Acquasparta, Montecastrilli, Avigliano umbro, San Gemini).
La suddivisione può apparire arbitraria, ma si tratta soltanto di una semplificazione, che nell’individuazione delle singole aree tiene conto delle indicazioni contenute nel quadro d’unione delle unità di paesaggio del nuovo Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Terni; si veda, al riguardo, Donatella Venti, Ecologia del paesaggio, in “Spazio ambiente”, n. 3, 1999, pp. 7-13. Utili sono anche le indicazioni contenute nel rapporto dell’Istituto regionale di ricerche economiche e sociali, L’Umbria fra tradizione e innovazione. Il rapporto sulla situazione economica, sociale e territoriale, Perugia, Regione dell’Umbria/IRRES, 1995, pp. 543-584.
[vii] Franco Bonelli, Evoluzione demografica ed ambiente economico, cit., pp. 29-62.
[viii] Ivi, tabella LI.
[ix] Daniela Garofoli, Il catasto gregoriano del territorio di Orvieto: prima metà del XIX secolo. Parte I, Tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Economia, anno accademico 1998/99, p. 189; E. Annibali, La distribuzione della proprietà fondiaria rustica e l’assetto colturale del territorio di Amelia secondo le rilevazioni del catasto gregoriano: prima metà del secolo XIX, Tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Economia, anno accademico 1995/96, pp. 143, 154 e 161.
[x] Si veda Francesco Mercurio, Agricolture senza casa. Il sistema del lavoro migrante nelle maremme e nel latifondo, in Storia dell'agricoltura italiana, cit., vol. I, cit., pp. 131-179.

 
 
 

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