Distillato d'Umbria

 
 

Duomo di Orvieto

 
Duomo di Orvieto

Il miracolo sulla rupe


Tra inferno e paradiso
La Cappella di San Brizio, costruita tra il 1406 e il 1444, si apre sul braccio destro del transetto del Duomo ed è un vero e porprio scrigno nello scrigno. Per affrescare le sue pareti vennero chiamati ad Orvieto alcuni dei migliori artisti italiani del XV secolo. Nel 1447 iniziò il Beato Angelico, che fu quindi affiancato da giovani artisti, tra i quali Benozzo Gozzoli: insieme affrescarono due dei quattro spicchi delle volte e le decorazioni dei costoloni e delle fasce laterali. Nel 1500 fu finalmente raggiunto un accordo con Luca Signorelli che completò l'opera, lavorando cinque anni, dal 1499 al 1504, con il ciclo di affreschi dedicati al tema dell'Apocalisse e del Giudizio Universale: le "Storie dell'Anticristo", il "Finimondo", la "Resurrezione della carne", i "Dannati", gli "Eletti", il "Paradiso" e "L'Inferno".

In lontananza appare la rupe di Orvieto. E sulla città, a chilometri di distanza, già si intravede svettare la grande mole del Duomo e se ne riconosce la facciata tra le alte guglie. Orvieto, l'etrusca Velzna, Urbs Vetus, la città vecchia, è come un sogno, un miraggio sospeso sul tufo della sua rupe. E la meravigliosa facciata gotica del Duomo, da sempre riconosciuto come una delle più belle cattedrali d'Europa, decorata con mosaici splendenti e con intricati bassorilievi, affascina i visitatori quasi fosse la realizzazione di un miracolo. Proprio come quello del sangue sgorgato dall'ostia consacrata a Bolsena, in onore del quale Papa Urbano IV, nel 1263, dette avvio ai lavori per la realizzazione del Duomo. Il "Corporale" del sacerdote boemo protagonista di quel miracolo è ancora racchiuso in una cappella della Cattedrale, dentro ad un bellissimo reliquiario gotico. Tra le altre cappelle, strutturate con volte a crociera, spicca per l'importanza dei cicli pittorici in essa custoditi la Cappella di San Brizio dove Fra Giovanni da Fiesole Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, il Perugino e, a partire dal 1499, Luca Signorelli realizzarono gli affreschi dedicati al "Giudizio Universale" ed ai regni celesti dell'Inferno e del Paradiso.

Lo splendore dei mosaici
La facciata del Duomo non risplende solo per l'armonia delle sue forme, ma anche per l'oro dei mosaici. Una decorazione sontuosa e insolita per il Trecento italiano: il mosaico è infatti una forma d'arte diffusa soprattutto nei territori dell'Impero Romano d'Oriente che in Italia si ritrova a Ravenna, ultimo baluardo della cultura bizantina.

I mosaici sulla facciata del Duomo raffigurano un ciclo mariano con le scene della natività di Maria, del suo matrimonio, della presentazione al tempio e dell'Annunciazione. La scena apicale è quella dell'Incoronazione, collocata nel timpano centrale. Una parte dello spazio dedicato ai mosaici è riservata al Battesimo di Cristo, al di sopra del portale di sinistra.

Molti maestri vetrai, pittori e mosaicisti si avvicendarono nell'opera iniziata nel 1321 e proseguita fino al 1700. Tra questi Lorenzo Maitani, progettatore e realizzatore della facciata stessa, sotto la cui direzione vennero eseguite le decorazioni sui piani delle torri, sulle fasce e sulle cornici. Il "Battesimo di Cristo" fu eseguito tra il 1359 e il 1360 da Giovanni di Bonino. Fra' Giovanni di Leonardello ed il pittore orvietano Ugolino di Prete Ilario sono gli autori dei mosaici della "Annunciazione" e della "Natività". Tra il 1370 e il 1380 sulla facciata lavorò il mosaicista locale Piero di Puccio da Orvieto. Nel Cinquecento Cesare Nebbia realizzò il quadro del frontespizio maggiore. La facciata fu definitivamente completata nel Settecento, con la "Presentazione al Tempio" realizzata da Giuseppe Ottaviani in sostituzione di quella di Piero di Puccio. In occasione del quinto centenario del Duomo alcuni dei mosaici originali furono infatti staccati e donati a Papa Pio VI. Purtroppo sono andati quasi tutti perduti. La "Natività di Maria", scampata a quello sfortunato destino, è ora conservata al "Victoria and Albert Museum" di Londra.