Sulle orme di Francesco d'Assisi sentieri nella provincia ternana

 
 

"La geografia e la storia gli hanno anche fornito naturalmente lo sfondo, l'ambiente intimo che fanno apparire con forte evidenza i profondi legami che lo univano al suo paese: alla sua Umbria propizia ai cammini per monti e per valli, piena di silenzio e di rumore, di luce e di ombre, agricola e commerciale, brulicante di un popolo semplice e profondo, tranquillo e appassionato, ardente nell'intimo ma talora preda di brusche infiammate, in armonia con gli alberi, la terra, le rocce, i fiumi sinuosi, popolata da un mondo di animali nobili e familiari; all'Italia divisa tra papa e imperatore, città levate l'una contro l'altra, nobiltà e popolo [...] E' in tale contesto che Francesco compie vent'anni nel 1201 o 1202,. Il suo successo deriverà dal fatto che risponderà all'attesa di gran parte dei suoi contemporanei, sia in ciò che accettano che in ciò che rifiutano".

Jacques Le Goff, San Francesco d'Assisi

Come prima opera da sottoporre all'attenzione dei visitatori del nostro sito abbiamo scelto il ciclo di affreschi eseguiti dopo il 1461 da Pier Antonio Mezzastris nella cappella Eroli della chiesa di San Francesco a Narni, sorta nello stesso luogo dove, durante la sua permanenza nella città umbra, risiedette il santo.
Che Francesco amasse particolarmente la zona del Ternano e l'attraversasse volentieri durante i suoi frequenti spostamenti, è risaputo. Ne parlano le sue biografie, sia quelle redatte da Tommaso da Celano che da San Bonaventura da Bagnoregio, e lo attestano numerose testimonianze rimaste nel territorio, oltre a leggende e narrazioni tramandatesi nel corso dei secoli. Ovunque il suo transito fu caratterizzato da eventi prodigiosi che ne accentuarono la popolarità e la devozione tra la gente. A Narni si recò nel 1213, anno di primaria importanza per le sue peregrinazioni, chiamato dal vescovo Ugolino. Vi sostò per diversi giorni.
Nelle vicinanze, prediligeva sostare all'Eremo di Sant'Urbano, tra Narni e Stroncone. Qui ancora oggi è possibile vedere la celletta dove, sempre nel 1213, gravemente malato, una notte fu allietato dalle celestiali note di una cetra suonata da un angelo appositamente disceso e sedutosi in cima ad un masso vicino alla pietrosa dimora. Un'altra volta, sfinito, aveva chiesto un po' di vino ai frati che gli stavano accanto. Non ce n'era, però, neanche un goccio. Volle allora che fosse prelevata un po' d'acqua dal pozzo del piccolo convento. Gli fu portata in un elmo utilizzato a mo' di secchiello. Grande fu lo stupore dei compagni quando s'accorsero che il contenuto s'era nel frattempo tramutato in vino.
Francesco prediligeva ritirarsi a pregare e meditare in una spelonca, una spaccatura nella roccia poco distante dalla celletta. La si può visitare così come si può ammirare il rigoglioso castagno secolare che si dice nato da un bastone lasciato dal santo alla fine di un estenuante viaggio. Francesco fu pure a Stroncone e ad Amelia, dove ricondusse due meretrici a retta via.
A Lugnano in Teverina si verificò un altro evento riportato dalle agiografie. Si narra, infatti, che mentre il santo stava predicando un lupo avesse strappato un bimbo alle braccia della madre disperata. Vedendo passare uno stormo di anatre selvatiche, Francesco chiese loro di rincorrere il lupo e di farsi restituire il bambino. Cosa che puntualmente avvenne. Il posto del prodigio fu chiamato "Colle del miracolo" e la popolazione, in segno di gratitudine, volle che qui fosse costruito un convento.
Ad Alviano, dove il santo ebbe l'idea di istituire il Terz'Ordine, comprendente uomini e donne allo stato laicale, Francesco pregò le rondini che, festose, facevano gran chiasso di acquietarsi e tacere per consentirgli di parlare ed essere ascoltato. E le rondini rimasero in silenzio sino alla fine della predica.
Pochi chilometri più avanti c'è quella che viene chiamata la grotta di San Francesco. All'interno si trova una pietra, 3m x 1,10m, su cui è incisa la scritta "Lectulus + B + F" e su cui sono rimaste impresse le forme del corpo con l'incavo del capo, delle braccia, dei piedi. Di fronte si notano i resti dell'antico convento di Sant'Illuminata, la cui origine viene attribuita da alcune fonti all'eremita ravennate San Romualdo (952 - 1027).
Proseguendo verso Orvieto, ci s'imbatte nel piccolo convento, adesso in fase di ristrutturazione, di Pantanelli, sulla strada che conduce al lago di Corbara. Anche qui il santo, che dimorava in una vicina grotta, lasciò sue tracce. Secondo la tradizione, salito sopra una pietra, ancora visibile nelle acque del Tevere che scorrono sottostanti, Francesco si mise a predicare ai pesci, raccomandando loro di badare a non farsi catturare. Un episodio simile capitò anche a Piediluco, dove un pesce, liberato dall'esca, non si immerse nell'acqua finché l'assisiate non ebbe finito di pregare e non si fosse allontanato.
Prima di lasciare il territorio orvietano, vale la pena spingersi fino alle vicinanze di Montegabbione, per visitare la Scarzuola, posto che deve il suo nome ad una capanna di scarza (paglia) costruita, per farsene un rifugio, dal santo nel corso di una delle sue frequenti peregrinazioni tra Umbria e Toscana. La tradizione vuole che vi abbia fatto scaturire una sorgente d'acqua, piantato un lauro dalle foglie particolarmente odorose e udito parlare un'effige lignea di Cristo.
Sulla via del ritorno, anche ad Acquasparta s'incontrano orme francescane. Qui, tra l'altro, il santo bevve un'acqua che ritenne prodigiosa e volle erigere una struttura con annesso un lazzaretto. Nei dintorni c'è, poi, il convento dell'Eremita di Cesi, molto amato da Francesco (sembra vi sia rimasto per più di due mesi). Attraverso un sentiero tra carpini ed elci si arriva alla grotta da lui abitata, che si erge quasi a picco sopra Portaria. Si dice che qui abbia composto e scritto su una tavoletta di legno l'Exhortatio ad laudem Dei, prima stesura del celebre Cantico.
A Sangemini, invece, risuscitò il giovane figlio di una vedova ricevendo in cambio la possibilità di edificare un oratorio.
Francesco fu, infine, più volte a Terni e precisamente nel 1209-1210, 1212-1213, 1218, 1220, 1225 compiendo diversi miracoli, come la trasformazione, come a Sant'Urbano, dell'acqua in vino e la chiamata nuovamente in vita di un bambino di dieci anni ch'era morto per il crollo di un muro. Di lato alla chiesa di San Cristoforo c'è ancora il sasso, sormontato da un'iscrizione, da dove Francesco aveva annunciato la pace ai ternani. Nel 1218 incontrò, poi, pubblicamente in Duomo il vescovo Raniero, il quale volle che i frati potessero avere anche in città una dimora conventuale, costruita nello stesso posto dell'attuale chiesa di San Francesco.

 

 
 
 

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