I luoghi del passato

 
 

Itinenario proposto da Claudio Bizzarri

Si è usi chiamare i Beni Archeologici “emergenze”, in rapporto alla loro caratteristica di emergere dal sottosuolo, nozione che ci riporta all’idea stimolante dello scavo archeologico (attenzione però! Nulla a che vedere con lo stereotipo già consunto ed altrettanto metodologicamente errato di Indiana Jones), della scoperta – o riscoperta – delle vestigia del passato, dall’insignificante “coccio” (si fa per dire!) al monumento funerario rivestito in marmi pregiati.

La provincia di Terni è dotata di un numero elevatissimo di “emergenze sommerse”, di siti poco conosciuti o valorizzati, ed è in questa frastagliata giungla composta di realtà grandi e piccole che si articola il nostro conciso viaggio nel tempo e nello spazio, alla ricerca (siamo o non siamo archeologi?) delle tracce che il tempo - e non i nostri predecessori, si badi bene! - ha voluto lasciarci.
La nostra attenzione sarà attratta inevitabilmente da tutto ciò che è macroscopico, lasciando poi alla curiosità personale del ricercatore individuare la serie quasi illimitata di finestre attraverso le quali apprezzare il dettaglio, la caratteristica, la prospettiva nuova data dalle innumerevoli “emergenze” nascoste, quasi una caccia al tesoro nella quale sia in gioco il legame che ci unisce al passato, la chiave per comprendere che siamo sicuramente proiettati verso il futuro ma che la molla che ci spinge è anche composta dal bagaglio di esperienze e cultura che ci viene da lontano, dalle nostre radici.
La metodologia da seguire con estremo rigore scientifico – l’archeologia è oramai una scienza, non dimenticatelo mai! – suggerisce di procedere cronologicamente ma anche per comparti geografici “omogenei”, in caccia di quei portali che ci consentano di entrare in contatto con il passato, questa volta, però, non solo virtualmente.
Una delle attestazioni relativa alla frequentazione umana più antica del territorio della provincia di Terni è da rintracciare alle Tane del Diavolo (Paleolitico Superiore ed Età del Bronzo), complesso sotterraneo sito nel comune di Parrano, lo sviluppo del cui territorio è illustrato nel locale Centro di Documentazione Territoriale e nel quale natura ed archeologia trovano un impressionante e rispettivo compendio.
Tale binomio, natura ed insediamento umano, non cessa neanche in epoca pienamente storica anche se ora è fondamentale la delimitazione che culture e natura hanno utilizzato nel tempo: il corso del Tevere, grande bisettrice che separa il comprensorio Orvietano da quelli Amerino-Narnese e Ternano, le popolazioni etrusche da quelle umbre. Di queste ultime, secondo gli autori antichi una delle prime a stanziarsi nella nostra penisola (coloro che sopravvissero al Diluvio), sono giunti sino ai giorni nostri i ricchi corredi delle oltre duemila tombe della necropoli ternana detta delle Acciaierie che coprono un ampio arco cronologico (dall’XI sec. a.C. sino IV sec. a.C.) e che ci permettono di avere il quadro dei contatti commerciali e culturali che gli Umbri sono stati in grado di sviluppare prima della conquista romana. In posizione estremamente suggestiva si colloca il sito di S. Erasmo di Cesi, la cui cinta muraria in opera poligonale (da riferire dubitativamente al VI sec. a.C.) delimita un affaccio d’effetto sulla conca ternana mentre, volgendo le spalle a quest’ultima, si inquadra la sommità di Monte Torre Maggiore (VI sec. a.C. – V sec. d.C.), sede di uno dei luoghi di culto degli Umbri, un santuario d’altura monumentalizzato nella successiva fase romana. L’arroccamento che sembra caratterizzare gli insediamenti arcaici non ha visto ad Amelia soluzione di continuità ed è ribadito dalla cinta in opera poligonale del IV-III sec. a.C., mentre le difficoltà di approvvigionamento idrico che tali scelte topografiche comportano sono alla base della costruzione della monumentale cisterna d’epoca romana che si trova al disotto di piazza Matteotti e che costituisce elemento di razionalizzazione urbana. Roma entra in Umbria utilizzando quell’infrastruttura che, assieme all’organizzazione regolare del Castrum, ne hanno caratterizzato l’espansione: il sistema viario. Con l’apertura della Via Flaminia (220 a.C.) Ocriculum è proprio lì, sulla soglia, in stretto raccordo con l’altra importante direttrice costituita dal Tevere. Presso Narni i resti dell’imponente Ponte d’Augusto, che consentiva l’attraversamento del Nera, ancora sembrano protendersi a congiungere le due sponde, mentre è nell’area archeologica di Carsulae che ben si comprende il legame fra viabilità ed insediamento. La superficie levigata dei basoli pavimentali sembra comunicare ancora il suono degli infiniti passi e degli squassati carri che con le loro ruote l’hanno resa tale, mentre le strutture dell’anfiteatro e del teatro, in ottimo stato di conservazione, suggeriscono l’alto livello di vita dell’insediamento romano.
Va ancora ricordato che i collegamenti nel territorio erano garantiti in passato anche da un’altra importante via, questa volta d’acqua, il Tevere, al quale si è già fatto riferimento. Confine ed unione, cerniera fra due culture, da una parte gli Etruschi dall’altra le popolazioni italiche; ma, come sempre, le categorizzazioni rigide non funzionano alla lettera, anzi! proprio in territorio umbro, cioè lungo la sponda sinistra del corso d’acqua, si trova la Necropoli del Fosso di San Lorenzo, importante per il numero delle tombe individuate e per i corredi recuperati, che testimoniano forti contatti con gli Etruschi di Velzna-Orvieto. Ambiente e storia trovano in quest’ultimo centro un eccezionale legame che scaturisce direttamente dall’imponente zoccolo tufaceo sul quale è sorta la città, nelle sue varie stratificazioni verticali che è oggi possibile comprendere visitando gli spazi ipogei dell’Orvieto Underground. Fuori e dentro la città le testimonianze storiche si accavallano, lungo i pendii alla base della rupe si snodano le vie sacre delle necropoli, la più famosa delle quali è quella settentrionale del Crocefisso del Tufo. Parte dei corredi sono esposti sia presso il Museo C. Faina che presso il Museo Archeologico Nazionale. Nel territorio le tombe gentilizie, gli ipogei dipinti, sono lì a testimoniare gli ultimi fasti degli Etruschi di Orvieto, prima dell’interventismo di Roma nel III secolo a.C.; e proprio Roma poi “snobberà” la città del tufo, privilegiando invece il territorio punteggiato di insediamenti di produzione e di importanti assi viari fra i quali la via Traiana Nova che attraversa i comuni di Castelgiorgio, Castel Viscardo, Allerona e Ficulle, quasi un esempio di “bretella” o raccordo che gli ingegneri romani sperimentarono sulla preesistente via Cassia, accorciandone il percorso di alcune miglia, da Bolsena, l’erede della etrusca Velzna nella quale vennero deportati i suoi abitanti, sino ai confini di Chiusi.
Da non dimenticare è il porto di Pagliano, importante scalo collocato proprio sul corso del Tevere. Con Roma livellatrice inizia il periodo che porterà sino alla successiva frammentazione tardo antica, con Goti, Bizantini e Longobardi a traghettare l’intera area sino al periodo delle esperienze comunali, altro eccelso momento per i centri umbri della Provincia di Terni.
Rimane comunque un consiglio per tutti: l’archeologia è anche piacere della scoperta, quindi andate e curiosate; nei vicoli, nelle piazzette, nelle campagne, in cima ai colli ed alle alture fortificate, seguite le strade di campagna, fatevi anche correre dietro da cani pastore (a me è accaduto più di una volta!), ma andate e toccate con mano gli antichi marmi, sudate lungo i tratturi più impervi, rinfrescatevi lungo corsi d’acqua che trascinano storia e sabbia. Chiedete e siate curiosi (siete o non siete archeologi?).

 

 
 
 

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