I luoghi dell'arte presente
Itinerario proposto da Francesco Pullia
A Terni e nella sua provincia è possibile imbattersi in opere artistiche disseminate nel contesto territoriale che costituiscono un vero e proprio museo all’aperto e in continua evoluzione.
Entrando in città dall’ingresso Ovest, cioè dalla superstrada Orte-Terni, oltrepassato il cavalcavia che costeggia il Cimitero Civico, s’incontra subito Hyperion, una grande scultura in ferro di Agapito Miniucchi posta al centro dello spartitraffico di viale dello Stadio e chiamata affettuosamente dai ternani “La palmetta” perché posta in sostituzione di una palma iniziale.
Chi si reca agli impianti sportivi dello stadio, intitolato al motociclista ternano Libero Liberati, non può non notare il grande monumento, di sei metri e in acciaio verniciato, davanti all’entrata, dedicato al campione del mondo delle due ruote da Carlo Lorenzetti.
Proseguendo, invece, superato l’incrocio con viale Giovanni Prati, si arriva ad un’altra rotonda dominata dalla Lancia di luce, alta trentadue metri e su una base triangolare di tre metri per lato, progettata dallo scultore Arnaldo Pomodoro come omaggio a Terni, città dell’acciaio e dell’industria.
Non lontano, si può osservare il Portale del Duomo realizzato in occasione della chiusura dell'anno santo e dell'inizio del nuovo millennio dall'umbro Bruno Ceccobelli. Vi campeggia lo stemma del vescovo, Mons. Vincenzo Paglia (una colomba, recante nel becco un ramo d'ulivo, che vola davanti all' arcobaleno e sopra un fiume simboleggiante il Tevere e il Nera) e viene messa in risalto la scritta in bronzo: "Io sono la porta, chi passa per me sarà salvo".
A pochi metri, nello spazio verde antistante i giardini pubblici della Passeggiata, meta di amanti del footing, della corsa, del semplice svago, ci sono le caratteristiche strutture, lunghe circa tre metri, in cemento armato e a forma di riccio ispirate ad Eliseo Mattiacci dal barocco romano.
Continuando il nostro percorso in viale Rinascita ci si imbatte nei bronzi concepiti per la fontana sovrastante il parcheggio sotterraneo di San Francesco. Sono opera di Giovanna De Sanctis. Rappresentano mani fuse in bronzo cui si aggiungono elementi naturali come l'acqua e la pietra.
Nel cuore della città, a piazza Tacito, svetta il pinnacolo d’acciaio della celebre fontana realizzata dagli architetti Mario Ridolfi e Mario Fagiolo e con i suggestivi mosaici, rappresentanti i segni zodiacali, di Corrado Cagli.
In uno dei punti più transitati di Corso Tacito, all'incrocio con Via Angeloni, è stata collocata un'opera realizzata nel 1980 da Umberto Mastroianni. Alta quasi sei metri, in acciaio di carbonio fuso basso legato con nichel, cromo e rame, ha forme totemiche e simboleggia il lavoro fatto insieme da uomo e macchine.
Percorrendo da piazza Tacito viale della Stazione si giunge direttamente allo scalo ternano. Lì, in piazza Dante, si trova la grande pressa da 12.000 t, il più possente congegno ad urto mai costruito, divenuto ora testimonianza di archeologia industriale, un po’ l’emblema della storia cittadina.
Da piazza Dante si va al vicino, ampio parcheggio antistante le ex officine Bosco dove è stata collocata Preghiera, una scultura in bronzo e travertino di Fernando Dominioni, alta complessivamente m. 3,20 e concepita per ricordare i caduti sul lavoro.
Scendendo verso i giardini di viale Lungonera nello spazio antistante la ex scuola media "Dante Alighieri", ora "A. De Filis", c'è la scultura in marmo (2,50 m) Mater et magistra (1962) di Luigi Marras, artista d'origine sardo ma naturalizzato ternano, sicuramente tra le figure più importanti del dopoguerra. Dello stesso Marras è il pannello in ceramica (20 m x 1,20 di h), risalente al 1965, posto nel frontone dell'Istituto magistrale "F. Angeloni", in via Cesare Battisti e raffigurante simbolicamente le diverse discipline di studio.
Uscendo dalla città, prendendo la Valnerina si arriva alla Cascata delle Marmore, a pochi km da Terni, dove è stata installata la scultura La materia della memoria del ternano - è nato a Piediluco - Peppe Di Giuli.
Poco più avanti c'è un bivio per Torre Orsina, paese dove visse e lavorò Aurelio De Felice (1915-1996), artista ritenuto uno dei più significativi del Novecento, enfant prodige sul finire degli anni Trenta della Scuola Romana, amico di Picasso, Braque, Tobey. Nello spiazzo davanti alla dimora dello scultore è stato allestito un parco dove sono esposte copie in vetroresina di tredici tra i suoi lavori più rappresentativi che coprono un arco di tempo che va dal 1949 al 1974.All’autore è dedicato pure uno spazio museale, con opere donate al Comune e alla Provincia di Terni, a palazzo Gazzoli, storico palazzo ternano, recentemente ristrutturato, divenuto sede della pinacoteca cittadina. Due grandi sculture in pietra, Non uccidete i nostri figli e Nascita della danza di De Felice sono in bella mostra nella riposante atmosfera di Villalago di Piediluco, che si raggiunge, sempre lungo la Valnerina, dal bivio di Arrone.
Da Villalago a Piediluco il passo è breve. Qui, nel Centro remiero “Paolo D’Aloja”, campeggiano, proprio in riva al lago, Le libertà di Giulio Turcato (1912-1995), sette sculture totemiche in ferro e colorate con vernici industriali, ciascuna delle quali realizzata a Terni nelle officine dei fratelli Monari e innalzantesi per circa nove metri.
Restando sempre nel territorio provinciale, a Sangemini si può visitare la raccolta che ospita le opere scultoree, pittoriche e grafiche di Guido Calori (1885-1960). L’ingresso è gratuito. Ci si deve rivolgere alla Sig.ra Sandra Cuccuini (tel. 0744 63001).
Ad Orvieto, invece, tre sono i luoghi dell’arte presente da non perdere: in piazza Duomo, a palazzo Soliano, c’è il museo che ospita la collezione donata alla cittadina umbra da Emilio Greco, autore nel periodo 1961-1964 delle porte bronzee della cattedrale.
Ai giardini pubblici di Porta Romana si trova un Arlecchino di Augusto Murer (1922–1985), in bronzo e alto m. 1,40, mentre in via Gualverio Michelangeli, una piccola traversa di Corso Cavour, ci sono diverse creazioni in legno di abete, tutte di circa cinque metri, del celebre artigiano, artista, intagliatore. Si tratta, per l’esattezza, di tre panche, tre cavalli, una decorazione con un suonatore di violocello.
A chi fosse desideroso di visitare un luogo davvero inconsueto consigliamo senz’altro La Scarzuola una cittadella iniziatica, rimasta purtroppo non completata, che l’architetto Tommaso Buzzi (1900-1981) volle edificare a partire dal 1957 in un posto, nascosto in un’area boschiva, dove anticamente era stato costruito un convento francescano e dove sembra che lo stesso Santo di Assisi amasse sostare. Potrà apparire come uno stravagante colpo nell’occhio, di certo rappresenta un percorso conoscitivo ricco di allusioni simboliche e riferimenti allegorici.
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