Opera

 
 

Note di Paolo Nardon

Dopo aver percorso parte di Corso Tacito, si giunge ad uno slargo che non è una piazza e ci si trova davanti la scultura di Umberto Mastroianni, artista morto pochi anni fa alla veneranda età di 97 anni. Mastroianni è abituato alle sculture monumentali, ma questo lavoro intitolato “Opera”, una sorta di totem in bronzo, alto quasi sei metri in acciaio di carbonio, e altre leghe quali, cromo e rame, non é un’ opera monumentale perché non commemora altro che se stessa, mostrandosi come esaltazione della scultura e dell’arte. In Opera le forme cercano sinuosamente di sfuggire al marciapiede e agli edifici circostanti come se fossero in cerca d¹aria, compiendo una specie di metamorfosi dinamica, dando così vita ad immagini stilizzate che si raggrumano in durezze sfuggenti di colonna. Chi le guarda più che di sfuggita potrebbe rintracciarvi creste di gallo o cani stilizzati, o tante altre cose: rotondità meccaniche o le merlature superstiti di una rocca antica, anche quelle possono vedersi ma bisogna aguzzare la fantasia per farlo. È stato scritto che questa forma totemica simboleggia il lavoro svolto dall’uomo grazie alle macchine, d'altronde ogni opera veramente tale vive di una sua permeabilità all’interpretazione e allo sguardo, questa è la forza delle opere riuscite, evocano miriadi di immagini e consentono allo spettatore attento di sciogliere le briglie dell’immaginazione pur restando presenti, immutabili come monoliti.

 

 
 
 

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