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Note di Paolo Nardon

La lancia di luce è una scultura alta trentadue metri che poggia su una base triangolare di tre metri per ogni lato è parimenti un omaggio a Terni, città dell’acciaio e dell’industria, e, come l’artista stesso l’ha definita, un inno al lavoro e una sua materializzazione non soltanto simbolica. L’opera è composta di quattro parti la prima sezione quella inferiore, in acciaio , cromo, rame funge da base ed è la più alta delle quattro (10 m.); la seconda, intermedia è di acciaio inossidabile, l’acciaio speciale ternano, che ingloba nichel e cromo ed è il vanto delle acciaierie; la terza sezione è nello stesso materiale, ma più geometrica e affilata della precedente, mentre la quarta in ottone lucente, svetta in alto come una piramide aguzza e luminescente. Questo obelisco, composto di circa quattrocento parti è un esempio di come l’idea astratta e ambiziosa dell’artista possa sfidare l’irrealizzabile, grazie alla sapienza di maestranze capaci e di un’industria all’avanguardia. Da un punto di vista strettamente artistico ricalca i temi tipici dell’artista ovvero il rapporto tra pieno e vuoto della forma plastica, portati all’esasperazione in quest’opera mastodontica, dove la complessità dell’opera spesso si perde nella miriade di elementi visuali che sono come assorbiti dalla massa immane, rimane la sensazione di una complessità perduta nella grandezza, dove dalla parte bassa più di ricca di escrescenze e scabrosità sembrano schizzare fuori le altre sezioni come in un’esaltazione della verticalità che lascia pensare ad una specie di torre di babele eretta a forza di ingegno capace di rendere grazie tanto all’idea dell¹artista messa in opera/materializzata quanto alla maestria di quegli esecutori che hanno reso possibile tale opera esorbitante.

Arnaldo Pomodoro (nato a Morciano di Romagna (FO) nel 1927 vive e lavora a Milano)