La Provincia di Terni on-line

Note di Paolo Nardon

A Piediluco in riva al lago, all’interno del Centro remiero “Paolo D’Aloja”, campeggiano Le libertà di Giulio Turcato (1912-1995), opera composta da sette forme in ferro, colorate con vernici industriali e realizzata in molteplici versioni a partire dal 1973. In una descrizione davvero preziosa, lo stesso Turcato dice: “Le libertà sono strutture longilinee in spinta verso l’alto, per cercare di evadere verso uno spazio più consono alla loro natura. Erette verso il cielo e raggruppate rappresentano i desideri ai quali ogni persona può ambire anche in senso astratto, e le volontà di uscire contro i vari veti e tabù che incatenano alle obbedienze diuturne e ai conformismi che pullulano intorno a noi e dentro di noi, alle abitudini della nostra esistenza corporale e societaria”. Leggendo queste parole, la prima considerazione che viene da fare riguarda la permeabilità della parola critica. Volendo, infatti, potrebbero essere utilizzati gli stessi termini per molte sculture, come se esse costituissero una chiave (di lettura) perfettamente interscambiabile, buona per tutte le serrature (e le interpretazioni). Questo potrebbe rappresentare il suo limite, ma soltanto per chi é in malafede. Guardare le opere a partire da questa descrizione dovrebbe invece facilitare il compito, grazie anche al valore quasi assiomatico di quelle parole. Eppure, nonostante l’indubbio fascino artistico di quelle sagome svettanti non si può fare a meno di essere colpiti più che dal loro senso, apparentemente svelato dalle parole dell’artista, da una bellezza avulsa da letture precostituite.

Giulio Turcato (nato a Mantova nel 1912, morto a Roma nel 1995)