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Note di Paolo Nardon

A fianco del muro che costeggia i Giardini pubblici della Passeggiata si possono osservare le opere senza titolo di Eliseo Mattiacci: volute lunghe circa tre metri, in cemento armato, ispirate sembra al barocco romano. Queste opere, alcune disseminate su un leggero declivio, altre posate sul pianoro, sono un chiaro esempio della capacità dell’arte di sedurre anche con la semplicità di forme sinuose e casuali, apparentemente insignificanti, delle quali ci colpisce la presenza enigmatica e potente. Ma la cosa apparentemente più interessante, e questa davvero del tutto casuale, ci proviene da quell’alberello che è nato all’interno della cavità della scultura, annesso - si direbbe- al suo arricciarsi, quasi che la natura avesse concesso a quelle sculture diritto d’asilo rendendole affini a rovine, frammenti di edifici mancati, portatori di una memoria che non è storica, ma artistica; presenze enigmatiche che dovrebbero poter rimanere incomprese, ma che non possono far a meno di essere guardate e che, proprio in virtù del loro esserci insensato, non possono fare a meno di suscitare interrogativi ed emozioni.

Eliseo Mattiacci (nato a Cagli (PS) nel 1940 vive e lavora a Roma e Pesaro)