Ecco l’Apocalisse, oltre la contemplazione / L’arte, ovvero il realismo

 
 
Corpi umani
Le raffigurazioni dei demoni
Creature fantastiche e grottesche

Luca Signorelli accettò con entusiasmo l’incarico di decorare la Cappella di S. Brizio: il grande spazio da affrescare unito all’importante tema da raffigurare, erano un'occasione unica per esprimere tutto il suo talento e la sua pittura innovativa. Allievo di Piero Della Francesca, legato all’influenza del Masaccio e di Paolo Uccello, l’artista di Cortona fu un precursore dell’arte rinascimentale, tutta incentrata sullo studio della natura, del mondo, dell’uomo.
Grazie alla passione per l’anatomia e allo straordinario uso della prospettiva, gli affreschi della Cappella Nova sono del tutto rivoluzionari rispetto all’iconografia classica medioevale ed inaugurano una “nuova estetica” dell’arte sacra. Dallo staticismo contemplativo e solenne del Beato Angelico, egli approdò ad una pittura potente, reale e fortemente dinamica.
L’enorme ricchezza dei corpi umani, vigorosi e perfetti, raffigurati in tensione, in azione ed interazione reciproca, accavallati ed aggrovigliati, danno agli affreschi del Signorelli un forte potere comunicativo, al punto che le immagini sembrano vive.
L’impressionante realismo coinvolge anche le raffigurazioni dei demoni, i quali, non avendo nulla a che vedere con creature fantastiche e grottesche, appaiono per la prima volta con fattezze umane.
Attraverso una pittura resa sconvolgente dall’irruzione dei nudi, il Signorelli riuscì perfettamente a trasmettere l’esigenza di quel rinnovamento religioso che contrassegnò la Chiesa del 1500.
In virtù della concezione filosofica neoplatonica che sosteneva la rivelazione del divino nell’umano e del crescente anticlericalismo, il nudo nell’arte sacra rinascimentale esprimeva una nuova visione di cristianesimo non più fondata esclusivamente sull’autorità istituzionale e dottrinale di Roma, avvertita ormai come oppressiva e restrittiva, ma su una “spiritualità” personale ed interiorizzata, più incentrata sull'uomo e meno gerarchizzata.
Michelangelo, fermandosi ad Orvieto per studiare gli affreschi della Cappella Nova, spinse fino all’estremo quello che possiamo definire un “cristianesimo antropocentrico”. Nel Giudizio Universale della Cappella Sistina (1508-1512), l’intera umanità è raffigurata nuda, mentre si trova radunata attorno a Cristo: l’uguaglianza tra tutti gli uomini, oltre a sottolineare l’assenza di ogni privilegio, sembra escludere il ruolo di mediazione della Chiesa e dà risalto al singolo individuo.
Gli affreschi della Cappella di S. Brizio, invece, ribadiscono la Chiesa quale solo ed unico mezzo di salvezza per l’umanità, e, nello stesso tempo, danno voce ad un forte desiderio di riforma diffuso nel cattolicesimo del ‘500, il quale auspicava una nuova era per la cristianità.
Il Giudizio Universale del Signorelli è, infatti, l’esaltazione di una Chiesa ”virtuosa”, che si ispira ai grandi ideali evangelici dei primi cristiani, animata da sentimenti di purezza e decisamente contrapposta a quella corrotta e politicizzata dell’epoca.
Solenne e trionfante nella volta, essa appare profetica e martirizzata nelle scene dell’Anticristo e del finimondo, mistica e spiritualizzata nell’incoronazione ed ascensione degli eletti in Paradiso.
La Cappella di S. Brizio, spaccato di arte, storia e teologia è uno dei più grandi patrimoni culturali del rinascimento italiano. A torto e troppo in fretta il Giudizio Universale del Signorelli fu offuscato dalla fama del grande Michelangelo.

 

 
 
 
 

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