I luoghi del lavoro

 
 

Itinerario e schede dei siti a cura dell'ICSIM
Istituto per la Cultura e la Storia d'Impresa "F. Momigliano", Terni


Nella guida della città curata verso la fine dell’Ottocento da Luigi Lanzi e da Virgilio Alterocca, Terni viene paragonata ad un distretto industriale inglese concentrato in pochi chilometri quadrati, si afferma da qui lo stereotipo, destinato ad avere successo nel corso dei decenni successivi, della Manchester italiana. In realtà si tratta di ben più di una immagine retorica e convenzionale.


Le grandi imprese tessili, siderurgiche, chimiche, elettriche, modificano e segnano profondamente un territorio e un paesaggio che si differenziava ben poco da quello del resto dell’Umbria rurale. La stretta valle del Nera, la periferia urbana e la pianura che va da Terni a Nera Montoro divengono così un’area ad intensa presenza di opifici e di infrastrutture destinate alla produzione (canali, opere di presa, centrali, case e villaggi operai).

Si costruisce così un paesaggio industriale stratificato in cui alle tradizionali manifatture sette-ottocentesche, ai canali di origine romana e medioevale destinati ad alimentare le lavorazioni non agricole di tipo antico, si affiancano e sovrappongono canali industriali moderni e grandi fabbriche e impianti prima tessili e siderurgici e successivamente chimici ed idroelettrici. E’ la forza idraulica e poi idroelettrica che spiega la scelta dell’area ternana e narnese come luogo deputato all’industria.

Se ancora a fine Ottocento, nonostante l’estensione degli stabilimenti e la grandezza degli edifici, sono ancora leggibili gli assetti tradizionali dell’area, nei primi decenni del Novecento i grandi stabilimenti chimici e le centrali idroelettriche modificano in modo definitivo equilibri secolari. Ne emerge un paesaggio completamente diverso, per molti aspetti unico ed irrepetibile.

Oggi, con l’avanzato processo di cambiamento in atto, i segni e i monumenti dell’industrializzazione nella conca ternana e sulla pianura narnese, rappresentano per un verso una chiave di lettura dei modi di organizzazione e dei ritmi di vita della città, dall’altra costituiscono un potenziale museo a cielo aperto di rilevanza nazionale ed europea, un patrimonio di inestimabile valore storico da conservare, tutelare e valorizzare.

 

 
 
 

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